Sparatoria al “viale” per la droga il giorno prima dell’omicidio: «Napoli tentò di farci fare pace»
Passato e attualità si incrociano. Nuovi dettagli del blitz Naumachia.
La storia pare ripetersi. Il gruppo mafioso di San Cocimo è attualmente impelagato in uno scontro aperto per il controllo della droga. La contesa ha portato a sparatorie con risposte di fuoco. Qualche anno fa la squadra di Tony Trentuno (arrestato ieri mattina), genero di Lorenzo Saitta “u scheletru”, era ai ferri corti con i Nizza. Alla base delle fibrillazioni sempre lo spaccio: quello che fa arricchire i clan.
Il giorno prima dell’uccisione di Enzo Timonieri, l’11 febbraio 2021, ci fu uno conflitto armato al viale Mario Rapisardi. I “picciotti” di Trentuno spararono contro Giovanni Magrì, Salvatore Sam Privitera e Timonieri. I particolari furono raccontati dai fratelli Michael e Ninni Sanfilippo. Ma furono utilizzati solo come riscontro a quello che già emergeva dalle intercettazioni. Maria Rosaria Nicolosi, la moglie di Giovanni Nizza “banana”, anche lei coinvolta nel blitz, parlava dei contrasti scoppiati con i carusi dello “Scheletro” e che erano culminati con le pistolettate al Viale. Ma cosa più grave, c’erano stati dei feriti. «Hanno sparato ad uno di loro, di quelli la, dei “vampiri”. Però non ho capito bene!», diceva una donna intercettata.
Per il gip un riscontro della guerriglia sono le cure mediche a cui il neo pentito Privitera e Magrì (figlio del boss Orazio) si sono sottoposti proprio l’11 febbraio all’ospedale Garibaldi. Ai medici dissero di essere stati vittime di un incidente stradale. Una bugia. Poiché poi a confermare la sparatoria è stato Privitera in uno dei primi verbali da collaboratore. Quello scontro armato, poi, fu utilizzato come alibi perfetto per l’omicidio di Timonieri ordinato proprio da Nizza e Privitera, che sono stati già condannati in appello per il caso di lupara bianca.
A un certo punto sarebbe intervenuto il capo supremo dei Santapaola, Francesco Napoli, arrestato nell’operazione Sangue Blu nel 2022. Il rappresentante provinciale di Cosa Nostra avrebbe provato a far firmare un armistizio. Così racconta Salvatore Scavone, ex reggente dei Nizza: «In un’occasione Ciccio Napoli, poiché vi erano stati dei contrasti con il gruppo di Trentuno, mi aveva detto di fissare un incontro in una casa “neutra”, nella quale avremmo dovuto incontrarci io e Napoli per poi chiamare Tony Trentuno perché Napoli voleva farci riappacificare».