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Alla festa di nozze del figlio di Cuffaro come alla sagra del vasa-vasa: 2.090 ospiti, sala vip, look informale e niente cannoli

Nella tenuta di famiglia a San Michele di Ganzaria hanno sfilato amici e colleghi del papà dello sposo (il matrimonio è stato celebrato lo scorso 12 luglio a Pantelleria). Tra i presenti anche Schifani e Galvagno

Mario Barresi

20 Luglio 2025, 09:38

La festa di nozze di Raffaele Cuffaro

La festa di nozze di Raffaele Cuffaro

Contare gli invitati è quasi come indovinare il numero di fagioli dentro il barattolo di vetro di Raffaella Carrà. E il quiz ricorre, in mattinata, nella sala colazione di un agriturismo della zona. «Ho sentito Totò: fino a ieri sera - annota un ospite dall’accento palermitano - i presenti confermati erano 2.090. Negli ultimi giorni per ognuno che gli diceva che non può venire, lui ne invitava uno in più. Fino a stamattina ne starà aggiungendo…».

La sagra del vasa-vasa

Benvenuti alla sagra del vasa-vasa. La festa di nozze del figlio di Totò Cuffaro nel feudo della tenuta di famiglia, presso San Michele di Ganzaria. Raffaele Cuffaro, medico anestesista, ha già sposato il 12 luglio la sua collega Sofia Spica, mamma del piccolo Totuccio (così il nonno pretende che sia chiamato), nell’intimità di una cerimonia con 50 amici e parenti a Pantelleria. «Macché sfregio, questa è la sua festa, è la festa di Totò. E vederlo qui, stanco ma felice, in mezzo alla sua gente è la cosa più bella. Più bella anche dei riservatissimi sposi, che ne avrebbero anche fatto a meno…», ammette Luisa Lantieri, deputata forzista ed ex dem, ma da sempre vestale piazzese del cuffaresimo. «È da una settimana che il presidente non risponde al telefono, nemmeno a me. Ha voluto curare ogni dettaglio di persona, dal nuovo parcheggio sterrato al prato con le baby sitter. E ha accolto tutti con lo stesso calore, dall’ultimo consigliere di paese ai magistrati…».

La sala vip

Sì, perché in un’area riservata della sala vip (non accessibile nemmeno al cronista più sfacciato) c’erano anche alcune toghe. «Almeno tre, fra pensionati e in carica». Evidentemente magistrati che hanno deciso di esserci per amicizia, disinteressati alla coincidenza della data - il 19 luglio - che in Sicilia da 33 anni significa memoria della strage di via D’Amelio. Ma che da quasi 40, ricordano qui gli amici veri all’ombra del gazebo, è l’anniversario di nozze del padrone di casa. Sì, perché, semmai, la notizia è che l’allora giovanissimo Cuffaro sposò la signora Giacoma esattamente sette anni prima della morte di Paolo Borsellino. E ieri in un “sabato qualunque” (come cantava Sergio Caputo), che per questa famiglia non è qualunque, due giovani medici sette mesi fa decisero di accettare l’idea di una maxi-festa. In cui l’ex detenuto per favoreggiamento alla mafia è il padre-suocero degli sposi. Raggiante, su e giù per il casale Santa Ida, una dedica onomastica all’altra figlia che da poco più di due anni è entrata in magistratura. «Tutto a posto? Vi sta piacendo tutto?», continua a ripetere a chiunque incontri nell’immenso cortile con le isole del buffet. Fra le più gettonate quella dello street food palermitano, con Ninu ’u Ballarinu e il suo staff a produrre, a ritmo industriale, panelle, meusa e sfincioni.

Schifani e Galvagno tra gli invitati

Certo, nella giornata della memoria bisogna anche stare attenti a dove andare e a dove non andare. Così Renato Schifani, anticipato in avanscoperta da Marcello Caruso e Simona Vicari, arriva nelle Tenute Cuffaro soltanto poco prima delle 14, dopo aver partecipato alla commemorazione di Borsellino con il ministro Matteo Piantedosi. Ad accogliere il governatore - camicia di lino e sneakers, con al fianco la sempre elegante signora Franca - c’è Cuffaro con il fratello Silvio, dirigente regionale, ma anche Gaetano Galvagno. Che è qui già da un bel pezzo. Il presidente dell’Ars, ieri, ha disertato Palermo. Magari per una (saggia) ragione di opportunità, per non sentirsi occhi puntanti addosso e fiato mediatico sul collo, visto il coinvolgimento nell’inchiesta per corruzione. «Presidente, siamo con te: hai tutto il nostro affetto», gli urla un consigliere comunale (non meloniano) del Catanese. E Galvagno, barbetta incolta e cappellino blu delle Terre Cuffaro indossato alla Jovanotti, risponde con un sorriso. Così come a i tanti altri che lo cercano e lo abbracciano.

Essere qui significa essere nel posto sbagliato nel giorno sbagliato? «Assolutamente no e chi lo dice è in malafede», assicura don Pino Cigna, prete amico di Cuffaro sin dai tempi dei salesiani. È lui, assieme ad altri tre parroci, ad officiare la messa nella piccola cappella della tenuta. Invitando i presenti a «pregare, 33 anni dopo la strage, per la memoria di Borsellino e degli uomini della sua scorta». Partono gli applausi, mentre fuori sta già fumando la ricotta che il casaro di fiducia fa “salire” per la gioia dei più puntuali, che cominciano ad adocchiare anche le mozzarelle.

Il dress code e gli ospiti di riguardo

«Ore 10:30 - abbigliamento informale», reca la partecipazione diffusa via WhatsApp. Un’indicazione forse poco chiara per qualche consigliere comunale della zona con signora al seguito, vestiti come se fossero alla prima della Scala.
Ma tant’è. Perché qui tutti mangiano le stesse cose - oltre al cibo di strada palermitano e ai formaggi live, mafaldine con la mortadella, anelletti al forno, pasta pomodoro e basilico nella vanedda, poi griglie sparse ovunque con pesce spada, bistecche, salsiccia e stigghiola, prima del finale con frutta fresca e buffett di dolci, che attorniano una gigantesca cassata siciliana - anche se magari in posti diversi. Nella “democrazia” cuffariana, gli ospiti più di riguardo pranzano serviti dentro una sala con l’aria condizionata in cui si entra soltanto se si è «nella lista» (e qualche aspirante commensale, rimbalzato, non la prende bene), mentre tutti gli altri devono sottostare alla legge di Darwin. Sopravvivere, con 35 gradi all’ombra, per conquistarsi il cibo per sé e famiglia da portare in una delle tante oasi d’ombra. Anche il parcheggio misura il calibro degli ospiti: i più illustri arrivano, magari in auto blu, fino all’ingresso del casale; per gli altri si apre una ricerca spasmodica nella steppa sterrata, costellata da pali di fichidindia, e chi arriva dopo mezzogiorno deve lasciare l’auto a un paio di chilometri dal cuore della festa, ma Cuffaro pensa anche al ristoro con una tenda in stile protezione civile che distribuisce capellini e bottiglie d’acqua. Poi, appena entrati, ci si mischia nel popolo degli amici di Totò. «Lui ha invitato tutti quelli che voleva vicino a sé in questo giorno speciale. Chi è venuto ha fatto una scelta, chi non è venuto ha fatto pure una scelta…», sentenzia Lantieri con un sorriso sornione. Prima di aggiungere: «Magari poi qui anche chi oggi si vanta di essere assente ci viene comunque. Lontano da occhi indiscreti…».

Politici, burocrati e imprenditori

Ma parliamo dei presenti. Oltre Schifani e Galvagno, gli assessori regionali Daniela Faraoni, Alessandro Dagnino e ovviamente i colleghi democristiani Nuccia Albano e Andrea Messina. Con tutto lo stato maggiore del partito: l’intero gruppo Ars (compreso il leggiadro ultimo arrivato Carlo Auteri), ma anche la neo-presidente Laura Abbadessa, avvistata senza il marito magistrato Massimo Russo. Poi gli alleati di ferro: Luca Sammartino («Il prossimo matrimonio Totò lo fa con lui», sussurrano al banco dell’anguria ghiacciata), con la compagna Valeria Sudano e il figlioletto al seguito, con molti leghisti presenti, da Nino Germanà a Vincenzo Figuccia. Forza Italia è l’altro partito più presente: oltre alla “fuori quota” Lantieri, ci sono Riccardo Gennuso, Bernadette Grasso e Giuseppe Castiglione, accaldato in abito blu ma almeno senza cravatta. I meno rappresentati sono quelli di Fratelli d’Italia: nessun assessore, oltre a Galvagno c’è soltanto Giuseppe Zitelli. «Avevano la fiaccolata per Borsellino», si giustifica qualche esponente delle seconde linee. Ma il padrone di casa aveva precisato: «Ho organizzato tutto di mattina, così chi voleva poteva essere a Palermo».
Non solo politica. A muoversi, in un tripudio di camicie di lino e abitini con motivi floreali, ci sono i pezzi grossi della burocrazia regionale. Quella di oggi, con il ragioniere generale Ignazio Tozzo (in compagnia di almeno altri quattro dirigenti generali) e quella di ieri, con l’intramontabile Felice Crosta. Poi i big della sanità, pubblica (il dirigente Salvo Iacolino e il manager di Enna, Mario Zappia) e privata (Barbara Cittadini e Stefania Filosto), oltre a decine di fedelissimi fra ex direttori, primari e affini. Anche l’imprenditoria che conta si aggira al buffet: dai palermitani Rappa ai catanesi Mario Faro, Silvio Ontario e Antonello Biriaco. Molti costruttori palermitani, Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto, tiene alta la bandiera etnea.
Totò bacia tutti. E tutti baciano Totò. Il papà dello sposo passa molto più tempo fuori, fra il fumo della stigghiola e le note del complesso che propone Toto Cutugno in una brillante versione jazz, che nella sala vip. «Con amore per celebrare la gioia e la bellezza della condivisione», c’è scritto nello stendardo che accoglie gli ospiti.

Il sogno di Totò


L’afa diventa insopportabile. Agli angoli del cortile ci sono dei “cannoni” che sparano una pioggerellina di acqua fresca. Arriva il momento della torta. L’unico in cui Raffaele e Sofia sono protagonisti, dopo ore di invisibilità. Luisa Lantieri ha le lacrime agli occhi: «S’è realizzato il sogno di Totò, che non aveva nemmeno festeggiato le nozze d’argento (perché recluso a Rebibbia, ndr) con la sua Giacoma. Sono felice per lui…». E i cannoli? No, quelli no. «Fa troppo caldo», si giustificano dal catering.