Porto di Ognina: il Cga sblocca i lavori della società La Tortuga sul mare. Soltanto il molo resta “off limits”
L'ordinanza è stata pubblicata ieri. I lavori, almeno quelli previsti negli specchi acquei e sui pontili galleggianti, possono ripartire
Nel porticciolo di Ognina i lavori di ampliamento dell’area della concessione demaniale da 5.457 a 7.644 metri quadri data dall’assessorato regionale Territorio e ambiente a “La Tortuga srl” possono andare avanti. Purché non si intervenga sull’antico molo.
Questa è in sintesi la decisione presa dalla sezione giurisdizionale del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana con una ordinanza depositata ieri. L’atto fa riferimento al ricorso (il numero 525) presentato nei mesi scorsi da Legambiente (Circolo Città Ambiente) e non è altro che un atto intermedio dell’ormai intricatissima vicenda che vede contrapposta non solo l’azienda della famiglia Testa che gestisce da anni un’ampia parte del porticciolo, ma anche il Comune, l’assessorato Territorio e ambiente che ha concesso l’area in ampliamento e soprattutto quello ai Beni culturali e all’identità siciliana.
L’atto fa riferimento a un’altra ordinanza del 9 giugno con cui il Cga aveva impedito la prosecuzione dei lavori proprio per via delle verifiche da effettuare sul valore storico e archeologico del porto di Ognina, che si fa risalire all’antichità pre-romana. L’azienda il 16 giugno aveva fatto una istanza per avere un chiarimento su quali fossero esattamente le aree interdette perché quella ordinanza non risultava «chiara a La Tortuga non apparendo riguardare anche gli specchi acquei concessi».
Il chiarimento della sezione giurisdizionale, ovvero l’ordinanza di ieri, conferma in sostanza che La Tortuga può operare almeno nelle opere sugli specchi d’acqua «ritenuto che la portata precettiva della predetta ordinanza debba essere valutata in base alla ratio della misura cautelare, concessa ai fini della salvaguardia dell’integrità dei moli fissi, nelle more della decisione di merito sull’appello», si legge nell’ordinanza.
Da qui l’esclusione dalla misura cautelare «degli specchi acquei e dei pontili galleggianti, pur se ancorati a quelli fissi o al fondale». La decisione finale è quindi rimandata, ma l’azienda potrà proseguire le opere per l’ampliamento, almeno quelle previste sul mare.