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Blitz Naumachia, gli "stipendi" da 2.500 euro al mese per le mogli dei fratelli Nizza: nuove misure cautelari

Le due avrebbero avuto il denaro, «proveniente da attività delittuose, come forma di sostegno e dimostrazione di forza»

Redazione La Sicilia

25 Luglio 2025, 15:02

25.7.2025 FOTO NAUMACHIA 2

I carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito, nell’ambito dell’operazione Naumachia contro il clan Nizza, un’ordinanza cautelare nei confronti di altre quattro persone: due agli arresti domiciliari, un obbligo di dimora e uno di presentazione alla polizia giudiziaria. Il provvedimento è stato emesso dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. I quattro sono indagati per ricettazione e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine dei carabinieri ha già consentito eseguire, il 10 luglio scorso, una misura cautelare per 38 indagati: 37 in carcere e una ai domiciliari. L’inchiesta avrebbe fatto emergere «l'esistenza di un sistema organizzato e stabile, volto alla gestione delle risorse economiche del clan, mediante l'erogazione sistematica di somme di denaro - i cosiddetti "stipendi" - alle famiglie dei sodali detenuti, con l’obiettivo di mantenere saldo il legame con l’organizzazione e prevenire eventuali collaborazioni con la giustizia».

La Dda, in particolare, contesta a Ivana Maugeri e Francesca Mirabella, destinatarie del provvedimento di oggi, «rispettivamente mogli dei fratelli Salvatore e Daniele Nizza, di avere ricevuto somme mensili fino a 2.500 euro provenienti da attività delittuose, come forma di sostegno a dimostrazione della forza organizzativa e della coesione interna del sodalizio». Nei confronti di Maugeri e Mirabella, il gip ha ritenuto congruo applicare, «alla la prima, l’obbligo di dimora con rientro notturno e alla seconda l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria».

Per Giovanni Miceli, accusato di avere «partecipato a operazioni di approvvigionamento di stupefacenti destinati al mercato catanese», il gip ha disposto gli arresti domiciliari con l’uso del braccialetto elettronico. Analoga misura è stata adottata per Orazio Vinciguerra, accusato di essersi occupato, «con modalità professionali, di rifornirsi di stupefacenti per poi rivenderli».