Vantava l'appartenenza al clan Pillera per minacciare la ex moglie: arrestato per maltrattamenti e atti persecutori
Schiaffi, manate, minacce di morte, di usare le armi contro di lei e contro le persone a lei vicine. La donna ha lasciato la città per paura
Maltrattamenti aggravati dall'avere commesso il fatto in presenza e in danno di minori, nonché atti persecutori aggravati dalla relazione affettiva con la vittima e dall'uso di mezzi telematici, inviando messaggi minatori via WhatsApp. Sono le accuse nei confronti di un catanese, classe 1959, arrestato nei giorni scorsi dalla polizia di Stato di Catania, su disposizione della procura.
Atti di umiliazione, sofferenze fisiche e morali. Schiaffi, manate, continue minacce anche di morte. Era sottoposta a tutto questo la ex moglie, talvolta anche in presenza di figli minori (tra i quali uno con una disabilità cognitiva). La donna e i suoi familiari, sentiti dalle forze dell'ordine, hanno raccontato che dopo la separazione l'uomo aveva iniziato a monitorare i movimenti di lei e le frequentazioni della sua casa. Minacce, rivolte anche alle persone vicine alla vittima, anche con armi, che l'uomo avrebbe fatto anche vantando l'appartenenza al clan mafioso catanese Pillera-Puntina, di cui ha in effetti fatto parte in passato.
La donna ha lasciato temporaneamente la città, facendo ritorno al Paese d'origine, a causa delle molestie e del perdurante stato d'ansia dovuto alla situazione. I risultati dell'indagine della polizia, coordinata dai magistrati, sono stati condivisi dal gip, che ha disposto l'arresto in carcere. L'uomo si trova attualmente nella casa circondariale di piazza Lanza.