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Bando per il prof di I fascia del 2013, il Tar annulla i verbali e ordina a UniCt: «Cambi commissione»

Il posto da docente di Biochimica clinica è conteso tra tre candidati: una lo vince, un’altra fa ricorso, il terzo rimane a guardare

Luisa Santangelo

23 Agosto 2025, 09:04

Bando per il prof di I fascia del 2013, il Tar annulla i verbali e ordina a UniCt: «Cambi commissione»

Graduatoria da rifare, commissione da cambiare e UniCt condannata a pagare tremila euro di spese legali. C’è un nuovo concorso dell’ateneo catanese su cui si accendono i riflettori e su cui, pochi giorni fa, si è espresso il Tribunale amministrativo di Catania dando ragione alla ricorrente, la candidata uscita sconfitta da una selezione bandita a novembre 2013.

Il concorso

Il concorso in questione serviva a cercare docenti di prima fascia. Cioè professori ordinari, praticamente l’élite dell’accademia. Tra i posti banditi ce n’era uno al dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche, per il settore scientifico-disciplinare di Biochimica clinica e biologia molecolare clinica. Ad aggiudicarsi l’eventuale chiamata è la professoressa Rosalba Siracusa, classe 1986, già professoressa associata all’università di Messina e specializzata a UniCt, la cui vittoria - a seguito dei lavori della commissione giudicatrice - viene decretata dal rettore Francesco Priolo il 10 ottobre 2024. Una decisione che adesso il Tar di Catania rimette in discussione, annullando i verbali della commissione che la individuano come la più meritevole.

Il ricorso

A fare ricorso alla giustizia amministrativa è la professoressa Vincenza Barresi, associata anche lei, però nell’ateneo catanese. Di candidati, è bene ricordarlo, ce n’è anche un terzo: il professore Domenico Ciavardelli, che insegna all’università Kore di Enna, ma che in questa vicenda di fronte al Tar ha per lo più un ruolo da spettatore.

La decisione

A ripercorrere la storia è la sentenza emessa lo scorso 19 agosto: dopo una prima selezione, Barresi si piazza prima per l’attività didattica e quella istituzionale e di terza missione, e seconda invece «nell’attività di ricerca scientifica e pubblicazione». Eppure questo non è sufficiente. Per la commissione, che lo attesta il 10 luglio 2024, «la superiorità della candidata Siracusa rispetto gli altri due candidati per quanto riguarda i parametri di valutazione dell’attività di ricerca scientifica, è enorme nonostante la minore età accademica, e tale da compensare ampiamente attività didattica quantitativamente maggiore degli altri due candidati e le attività istituzionali e di terza missione».

La lettera

Il rettore Francesco Priolo salta sulla sedia e scrive alla commissione il 5 agosto. Il Magnifico rimette in discussione la procedura, chiedendo ai professori chiamati a esaminare i candidati di «motivare dettagliatamente […] la valutazione complessiva». Dice il rettore: tutti i criteri sono ugualmente importanti e non può essercene uno più importante degli altri. La commissione si rimette all’opera e alla fine, il 24 settembre 2024, risponde con una nuova valutazione comparativa: vince comunque Siracusa.

La reazione

Barresi, uscita sconfitta, si rivolge a un avvocato e fa ricorso. Per lei c’è stata, quantomeno, una «erronea valutazione dell’attività di ricerca scientifica dichiarata e documentata» dalla candidata vincitrice, a partire dal fatto che delle venti pubblicazioni scientifiche portate in dote da Siracusa una è stata ritirata dall’editore «in ragione di accertati errori che ne hanno determinato l’inaffidabilità». Senza contare che altre due pubblicazioni, del complesso dell’attività di ricerca di Siracusa, sono state ritirate e ulteriori 31 «sono state segnalate dalla comunità scientifica, in quanto gravate da errori scientifici». Altro che eccellenza, dice Barresi. Eppure la commissione valutatrice queste cose non le ha viste. Il Tar invece sì: è una «circostanza che costituisce indice di inattendibilità del giudizio di eccellenza formulato dalla commissione, anche con riferimento alla complessiva attività scientifica».

I giudici

Per i giudici amministrativi, non è sbagliato che una commissione possa dare più rilevanza a un criterio piuttosto che a un altro, purché ci sia una «effettiva e legittima valutazione» del lavoro di tutti i candidati.
Che Siracusa «non abbia svolto attività istituzionali, gestionali, di servizio e di terza missione (cioè la divulgazione di ricerca e conoscenze al di fuori dei contesti accademici, ndr) è «incontestato», si legge nella sentenza. Certo, non è motivo di esclusione dalla procedura concorsuale, ma non è nemmeno irrilevante. Tanto più che, rilevano i magistrati amministrativi, nei confronti di Barresi sembra esserci stato un «difetto d’istruttoria». E sembra esserci stata anche una violazione dei «principi di trasparenza e par condicio» quando, dopo la nota del rettore, il peso dei singoli criteri è stato rivisto dai commissari per confermare il risultato precedente.

Tutto da rifare

Adesso, dice il Tar, la valutazione è da rifare. Ma, impongono i giudici, bisognerà nominare nuovi commissari. Che, salvo ricorsi al Consiglio di giustizia amministrativa (che ancora è troppo presto per conoscere), dovranno rifare i conti con il peso di una sentenza sulle spalle. E di un’attenzione rinnovata sui concorsi di UniCt.