Il traffico di droga dietro le sparatorie a Catania, procuratore Curcio: «Criminali si impiccano con le loro stesse mani»
Il vertice del Palazzo di Giustizia scatta una fotografia di quello che sta succedendo da alcune notti a questa parte in città
Il procuratore capo di Catania Francesco Curcio
Lo scontro per il controllo del traffico di droga. Questo lo scenario su cui pare incastonarsi la sequenza di sparatorie che da diverse settimane anima le notti catanesi. La fotografia precisa la scatta il procuratore Francesco Curcio, che rassicura i catanesi: «La risposta dello Stato non si farà attendere».
Procuratore, cosa sta accadendo in città?
«È sotto gli occhi di tutti che c’è questo ricorso alla violenza anche armata in conseguenza anche della frammentazione dei vari gruppi criminali catanesi. Gruppi che si contendono il principale interesse criminale che è la gestione delle piazze di spaccio e quindi del traffico di droga. Chi consuma droga, quindi, deve sapere che alimenta questo tipo di attività criminale così pericolosa».
La pista del racket delle estorsioni la possiamo escludere?
«In realtà tutte le piste sono sul tavolo. Però la più verosimile è che si tratti di uno scontro finalizzato al controllo del territorio dove si fanno le attività criminali più lucrose, fra cui la vendita di sostanze stupefacenti».
Non siete preoccupati che si possa arrivare a un conflitto armato?
«Certo l’escalation è possibile, ma non siamo preoccupati perché lo Stato è unito e compatto. Si lavora in coordinamento con Prefettura, polizia, carabinieri e guardia di finanza. La risposta certamente non si farà attendere. Poi bisogna dire a questa gente che svolge queste attività criminali che loro sono un po’ la carne da macello di chi fa veramente i soldi sul narcotraffico. Dovrebbero loro per primi rendersene conto».
C’è molta disponibilità di armi in città?
«Non penso ci siano mai state carestie in questo senso. È un fatto tradizionale e poi del resto avere delle armi non è complicato da nessuna parte. Bastano pochi soldi per comprare un’arma».
L’azione di repressione nell’ultimo periodo è stata forte. Un blitz dopo l’altro.
«Io penso che queste persone devono sapere che più fanno queste cose più si impiccano con le loro mani, perché noi chiaramente abbiamo più elementi e spunti investigativi da mettere insieme».
Quello che sta succedendo desta comunque allarme fra i catanesi.
«Lo Stato sta facendo il massimo, sta impegnando tanti uomini e sta lavorando facendo squadra. Le persone perbene possono attendere con fiducia la risposta dello Stato, gli altri che frequentano quelle zone per acquistare stupefacenti, anche se sono persone incensurate, devono sapere che con il loro comportamento rafforzano la mafia».