Catania violenta, Trantino: «Ora pugno di ferro, la città non diventerà un campo di battaglia»
Il primo cittadino interviene sui fatti degli ultimi giorni (sparatorie e l'omicidio di ieri) e spiega anche che da giorni lavora insieme agli organi preposti per la sicurezza del territorio
«È chiaro che le modalità operative sono di chi intende esercitare un controllo del territorio attraverso la sopraffazione e la violenza, secondo il classico schema dell’associazione mafiosa. Ma noi impediremo che Catania diventi il campo di battaglia dei clan».
Non usa mezzi termini il sindaco Enrico Trantino che con La Sicilia fa il punto sugli ultimi gravi episodi di violenza - dalle sparatorie all’omicidio, ieri, di un parcheggiatore abusivo catanese - che hanno scosso la città.
«Nessuno si è mai illuso - aggiunge il primo cittadino - che il modello mafioso fosse definitivamente neutralizzato. Le associazioni criminali non sono un fenomeno catanese, palermitano o siciliano sono un fenomeno a 360 gradi perché la mafia non è altro che una gestione intimidatoria degli obiettivi economici. Ecco perché mai ho immaginato che Catania fosse diventata improvvisamente una Repubblica di Bengodi. Con il coordinamento della procura e l’azione congiunta di prefettura e questura sarà respinto ogni tentativo di aggressione da parte della mafia. Se confrontiamo la realtà di oggi con quella degli anni Novanta in cui c’erano 104 omicidi l’anno è naturale che mi senta più confortato, ma allo stesso tempo rispetto ad allora adesso c’è il fenomeno social che rende le informazioni molto più immediate e dirette con una maggiore incidenza sulla percezione della sicurezza».
Lei già da tempo ha avviato un’interlocuzione diretta con Roma.
«Vorrei che ci fossero delle iniziative normative per rendere concreta l’azione di repressione sulla questione parcheggiatori abusivi. Fin quando rimarrà un illecito amministrativo punito dal Codice della Strada, la possibilità di intervento è assolutamente fiacca. L’abusivo di turno viene allontanato, poi dopo mezz’ora torna ed è impensabile potere presidiare tutti i luoghi in cui questa gente esercita, perché ci vorrebbero forze dell’ordine solo per questo. Al governo, già in occasione dell’incontro del 9 giugno con il presidente Giorgia Meloni, ho chiesto che si cambi la normativa e si inaspriscano le pene facendo diventare reato, punito quindi dal Codice Penale e non dal Codice della Strada. Ho chiesto che per chi beneficia dell’assegno di inclusione il sussidio venga sospeso e revocato e di ampliare il novero delle fattispecie che consentono misure di prevenzione in modo da stabilire un divieto di soggiorno a Catania per chi vive con i proventi del parcheggio abusivo. Ma di fronte all’impegno del premier Meloni nello scacchiere internazionale non ho più sollecitato lei personalmente, ma ci sono delle costanti interlocuzioni con il governo, con il ministero dell’Interno e con i colleghi di fratelli d’Italia. Proprio per accelerare in questa direzione».
Come risponde a chi l’accusa di stare in silenzio davanti a fatti del genere?
«L’amministrazione non sta in silenzio, ma è da giorni che quotidianamente interagisce con le forze dell’ordine. È evidente che non tutto può essere comunicato. C’è anche un dovere di riserbo rispetto ad attività che devono essere compiute con la massima prudenza e discrezione. Cosa avremmo dovuto fare? I proclami?».
Ha letto le dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio Riccardo Pellegrino?
«Prima di parlare dovrebbe farsi un esame di coscienza. Se intende attaccare il premier del governo di cui fa parte il partito che oggi lui rappresenta ha il dovere di dimettersi dalla vicepresidenza del Consiglio almeno per tre ragioni: perché è stato espresso da quelle stesse forze politiche che sostengono il premier Meloni, perché mi aveva promesso che lo avrebbe fatto qualora fosse stato condannato anche solo in primo grado per corruzione elettorale e perché non può pensare che la città gli appartenga come è accaduto un paio di giorni fa occupando abusivamente il suolo pubblico dinnanzi alla sede del suo patronato con arredi che ho subito chiesto venissero sequestrati. Ecco io credo che talvolta si dovrebbe avere il pudore del silenzio…».