Le Panier, ad Acireale l’arte del saper fare per esportare il made in Sicily
Per l'azienda un viaggio lungo 11 anni tra sfide, radici e futuro. Con grande attenzione per il capitale umano
Il team di Le Panier
Da Acireale alle vetrine delle capitali del lusso, dell’alta moda. Un percorso virtuoso, un viaggio lungo undici anni, un esempio di eccellenza siciliana. È la storia di Le Panier, ormai una “griffe” nel campo della pelletteria, che coniuga l’arte del saper fare con l’orgoglio della radici e l’ambizione di orizzonti ampi. Molto più ampi dei confini da cui tutto è partito. Una storia che con altrettanto orgoglio racconta il socio fondatore di Le Panier, Rosario Leotta, insieme con Tina Leotta (responsabile sviluppo dell’azienda) e Andrea Privitera (responsabile produzione).
Partiamo dall’inizio: come nasce Le Panier?
«Nasce da un sogno condiviso - risponde Rosario Leotta -. Eravamo cinque ragazzi con esperienze diverse maturate nel settore del lusso e della pelletteria in varie parti d’Italia. Tutti accomunati da tanta passione e dalla voglia di riportare qualcosa di grande nella nostra terra, ad Acireale. Non è stato facile: trovare i fondi era complicato, ma ci siamo riusciti anche grazie al contributo dei nostri genitori che hanno creduto in noi e a dei cari amici, che con alle spalle una carriera nel lusso, ci hanno aiutato a formare i primi ragazzi». «Quella spinta iniziale è stata soprattutto comunità - gli fa eco la sorella Tina -: mettersi insieme, condividere rischi e ambizioni. Da subito abbiamo immaginato Le Panier come un luogo che fa crescere persone oltre che prodotti, un ambiente dove apprendimento e responsabilità vanno di pari passo».
Qual è stato il primo grande passo?
«Credo di poter dire che oggi siamo qui - risponde Rosario Leotta - perché dopo alcuni piccoli progetti è arrivata l’occasione che ci ha fatto decollare e consentito di gettare le fondamenta etiche del nostro percorso: un brand del lusso umbro, molto attento al Made in Italy e che crede fortemente nell’etica del lavoro, nel recupero della dignità dell’artigiano e quindi ad una forma di Umanesimo lavorativo che ci ha affidato prima lo sviluppo del campionario e poi la produzione. È stata la nostra prima vera sfida industriale. Subito dopo sono arrivate altre collaborazioni importanti con marchi internazionali del lusso. Abbiamo scelto come sede un palazzo del Settecento nel cuore di Acireale: volevamo che la bellezza fosse anche il luogo in cui nascono i prodotti». «L’ingresso nelle filiere globali ha imposto disciplina, controllo qualità e cura dei dettagli - aggiunge Andrea Privitera -. È stata una palestra che ha fatto crescere tutti, dai responsabili agli apprendisti».
In questi undici anni di attività, cosa è cambiato?
«Siamo cresciuti insieme ai nostri artigiani. Ragazzi che da apprendisti sono diventati maestri, oggi sposati e con famiglie - racconta il founder di Le Panier -. Abbiamo coinvolto nel nostro progetto sempre più giovani. Siamo assolutamente certi che a noi non servono semplici operatori: formiamo artigiani veri, esploratori dell’arte della pelle. Investiamo in formazione tecnica e culturale, ma anche nel gruppo. Ogni anno organizziamo viaggi aziendali per tutti: siamo stati a New York, Parigi, Londra, Berlino, Shanghai. Non solo occasioni di svago, ma esperienze che ci permettono di vedere i mercati, osservare i prodotti nel contesto in cui vengono venduti, capire chi li compra e cosa cerca. Queste osservazioni diventano nuove idee, nuovi dettagli, nuove attenzioni».
Un’azienda che non guarda solo al business, ma anche al territorio.
«Esatto. Abbiamo ridato vita a due laboratori locali in difficoltà. Non è solo rete produttiva, ma una visione: crescere insieme, far rinascere un settore nella nostra terra. Vogliamo costruire una comunità di artigiani e, grazie alla Cna con cui collaboriamo, fare rete sul territorio e attrarre i giovani verso questo affascinante mondo. Non più monadi, ma realtà che dialogano con altre realtà».
Tradizione e innovazione: come convivono?
«La tecnologia non sostituirà mai il sapere artigiano, ma può supportarlo. Con l’Università di Catania abbiamo sviluppato Galatea, piattaforma che traccia ogni prodotto. Con Blockchain e NFT sarà possibile creare il Digital Twin, garantendo autenticità e tracciabilità. Il cliente potrà conoscere chi ha realizzato la borsa e con quali tecniche. Questa trasparenza rafforza il Made in Italy».
Quali sono oggi le sfide maggiori?
«La logistica - risponde secco Leotta - . La Sicilia purtroppo soffre di collegamenti lenti: i tempi di consegna si raddoppiano rispetto ad altre regioni italiane, con costi aggiuntivi. Per consegnare in tempo, a volte portiamo noi stessi i prodotti ai clienti. Ma trasformiamo questa difficoltà in un punto di forza: ci spinge a essere più reattivi, più veloci, più organizzati». «Questa condizione ci ha insegnato a pianificare in anticipo e a lavorare con buffer intelligenti - aggiunge Privitera -. In produzione vuol dire sincronizzare reparti e fornitori, comprimere gli sprechi e tenere la qualità sempre al centro. È una palestra quotidiana che, paradossalmente, ci rende più forti».
Leotta, lei parla spesso di artigiani-artisti. Cosa intende?
«Il nostro obiettivo è superare la figura del semplice esecutore per tornare all’artigiano-artista. In fondo fin dai tempi di Omero il concetto di “Sophia” era legato alla saggezza nel saper fare e solo in passato “recente” si è creata invece una scissione tra mente e manualità. Chi lavora con noi deve usare insieme mente e mani, allenare creatività e saper fare. Questo tipo di lavoro non potrà mai essere sostituito dall’intelligenza artificiale, perché è fuori da schemi predefiniti».
«Per coltivare l’artigiano-artista servono fiducia e tempo - tiene a precisare la sorella Tina - : affianchiamo letture, visite, scambi con altre botteghe e con l’università. Vogliamo persone che pensino, osservino, immaginino. È così che nascono quelle micro-innovazioni che fanno grande un prodotto».
E il futuro?
«Vogliamo continuare a far crescere la passione per questo mestiere, investendo sul Made in Italy - annuncia Leotta -. Per questo abbiamo rilevato un’azienda in Veneto a rischio chiusura: non possiamo perdere know-how artigiano. Continueremo a investire in persone, tecnologia e territorio, con radici sempre in Sicilia».
«Vedo una rete sempre più aperta: giovani, scuole, università, partner internazionali - esemplifica la responsabile sviluppo - . Dobbiamo rendere questo mestiere di nuovo desiderabile».
E Andrea Privitera: «Crescere senza cedere sulla qualità è la nostra stella polare. Così l’identità di Le Panier resterà riconoscibile nel tempo».
di Davide Raciti