20 dicembre 2025 - Aggiornato alle 04:00
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Il ricorso

Borgo di Ognina, il destino del progetto appeso ad una particella catastale di 110 mq

Cosa c'è nel ricorso ìdel Circolo Canottieri Jonica depositato contro il Comune, l’assessorato regionale Territorio e Ambiente, il ministero dell’Interno e il ministero dell’Economia

Leandro Perrotta

25 Settembre 2025, 10:12

29 Settembre 2025, 22:41

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Per una particella catastale da 110 metri quadri si potrebbe bloccare il grande progetto per il Borgo di Ognina: il suo destino si deciderà, di nuovo, con un procedimento amministrativo. Questa volta non si parla dell’ampliamento della concessione ai privati del porto, sulla quale il Tar si pronuncerà nel merito all’inizio del 2026, ma del ben più impattante progetto “Il Borgo Restituito - Rigenerazione Urbana del Lungomare da piazza Nettuno a piazza Mancini Battaglia”, che prevede di trasformare l’area, rendendola a vocazione pedonale.

Il problema, specificamente per il Circolo Canottieri Jonica che ha depositato nei giorni scorsi un ricorso contro il Comune, l’assessorato regionale Territorio e Ambiente, il ministero dell’Interno e il ministero dell’Economia, è che per eseguire le opere si dovrà espropriare un’area di proprietà proprio del circolo. Che ora chiede, se non ci sarà una modifica, la sospensione in via cautelare dell’opera. Il rischio concreto è di far slittare le scadenze e, con queste, anche la possibilità di spesa dei fondi per la “rigenerazione urbana”, provenienti dal ministero dell’Interno. Il bando da 11,7 milioni di euro è stato vinto nei giorni scorsi dalla rete temporanea di imprese costituita dalle aziende etnee Colombrita costruzioni srl e Repin srl, e prevede, secondo il disciplinare, 600 giorni per i lavori.

Nel ricorso presentato dall’avvocato Carmelo Barreca si specifica che in merito al progetto, approfondito dal Ctp del Circolo, l’ingegnere Francesco Galvagno, «è emerso che lo stesso prevede l’acquisizione e demolizione di locali ed occupazione di area di proprietà del Circolo Canottieri al fine di realizzare una rampa di collegamento tra la quota del viale Artale Alagona e la quota sottostante del borgo marinaro di Ognina». Elemento cardine del progetto è, come noto, l’abbattimento dell’attuale «ponte» che oscura la vista del mare dalla piazzetta antistante il Santuario Santa Maria in Ognina, rendendo contemporaneamente il collegamento tra l’attuale lungomare (a quota 7,5 metri sul livello del mare) e il borgo marinaro (a quota 2 metri) accessibile con altri tipi di infrastrutture. Una rampa, appunto.

Nel ricorso si sottolineano numerosi altri dettagli sulla procedura seguita per l’approvazione esecutiva del progetto, curata da una Rti capitanata dallo studio Bodàr, vincitrice di un concorso al quale hanno partecipato 53 soggetti, considerata in vari punti fin troppo «rapida» per una definizione degli aspetti di dettaglio. Come il terreno con la struttura, segnata al catasto nel foglio 8 al numero 178. Errori comunque risolvibili, secondo la ricorrente Canottieri Jonica, che sottolinea come «subirebbe un danno grave e irreparabile dall’avvio delle opere» solo se «non venga modificata e traslata (di pochi metri) la rampa di raccordo».