Alfredo Di Primo e la "lotta" per il comando del clan: «Ogni colpo di pistola in faccia gli cancello il cervello»
L'ordinanza Primus e le parole del boss
Alfredo Di Primo è un vecchio boss arrogante. Forte della sua parentela con Pippo Scarvaglieri e della sua lunga carcerazione è diventato il numero 1 nel clan Scalisi. Almeno fino allo scorso dicembre, quando è stato arrestato nel blitz Primus. Poi, dopo varie riunioni in cella, è stato scelto il nome di Pietro Lucifora.
Ma torniamo un po’ indietro nel tempo. Perché nelle carte dell’inchiesta (400 la prima ordinanza, oltre 500 la seconda) ci sono le intercettazioni che precedono la cattura del mafioso. In alcuni di questi dialoghi si traccia uno spaccato di violenza e spietatezza che purtroppo ricorda gli anni Novanta. Di Primo certifica e difende il suo trono criminale: «Lascialo stare tu a Pietro “Fantozzi” (Maccarrone, storico affiliato) Pietro Fantozzi si fa la galera come se la fanno tutti… qua ti ho detto …inc… tu… lui… Pietro Fantozzi siete soldati… quando mancavano i principali era come dici tu… Pietro è un amico mio… basta… stop… fine… quando esce se ne deve andare a lavorare te lo dico io… basta… non c’è da fare niente…».
Maccarrone deve insomma mettere di lato qualsiasi ambizione di riavere il potere di vertice. Di Primo insiste: «Perché appena… appena Pietro “fantozzi” respira… qua te lo dico qua… ogni colpo di pistola in faccia gli cancello il cervello… qua non ce ne…». I capi hanno un nome e un cognome: «Qua c’è Alfredo Di Primo e Pippo Scarvaglieri altre persone non ne esistevano… non ti offendere…».
E poi chiarisce meglio: «Pietro “fantozzi” non ne può fare famiglia… non può fare lui e non ne può fare nessuno… quando volete fare famiglia vi mettete le pistole addosso prima ammazzate a me e levate la mia di famiglia e poi cercate di fare famiglia… così funziona qua».