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Atenei di Catania e Pechino in “simbiosi” sul global warming

Di Maria Ausilia Boemi |

Debora, Carola, Stefano, Chiara, Umberto, Ester, Antonino Biagio, Giusy, Bruno, Alessia, Marcella, Simone, Gaia, Rossella, Andrea per due settimane ed Elisa e Samuele per due mesi sono gli universitari del dipartimento di Scienze chimiche dell’università di Catania “paladini” del clima, che hanno fatto da apripista alla convenzione stipulata lo scorso novembre tra l’università di Catania e quella di Pechino (ateneo quest’ultimo nella top 20 nei ranking mondiali) tra il prof. Roberto Purrello, direttore del dipartimento di Scienze chimiche, e il prof. Zhu Tong, dean del college di Scienze e Ingegneria ambientale alla presenza del rettore dell’ateneo catanese. In particolare, l’organizzazione dei corsi in Cina è stata curata dal prof. Enrico Ciliberto per la parte catanese e dalla prof. Shang Jing e dal dott. Enrico Greco (chimico brontese che si divide tra le università di Pechino, Marsiglia e Tampa) per la parte cinese.

La prima International school of environmental science (Scuola internazionale di scienze ambientali) si è appena conclusa: gli studenti siciliani di Scienze chimiche hanno avuto modo di studiare e apprendere le nuove tecniche per il monitoraggio dell’inquinamento ambientale indoor e outdoor, gli effetti degli inquinanti sulla salute umana, i nuovi materiali che in un futuro prossimo potrebbero essere impiegati per ridurre sia gli inquinanti sia i gas serra e tutte le tecnologie più all’avanguardia al mondo per lo studio di questi fenomeni.

L’emergenza climatica è infatti ormai avvertita nelle sua drammaticità ovunque, anche da un Paese come la Cina che finora è stato uno dei grandi inquinatori mondiali. E se vanno bene le manifestazioni come i Friday for Future per sensibilizzare l’opinione pubblica, è ovvio che le soluzioni tecniche devono arrivare dagli scienziati. «La Cina – spiega il dott. Greco dal treno che lo conduceva ieri da Pechino a Shangai – da tempo ormai ha intrapreso un percorso di implementazione dei suoi standard ambientali. I cinesi sanno benissimo di essere tra i maggiori Paesi inquinanti del mondo, il problema qui è evidente a tutti nelle grandi città. Le università, soprattutto le maggiori come quella di Pechino e Shangai, hanno quindi gruppi e college dedicati alle Scienze ambientali. La Cina sta cercando di diminuire le emissioni per tutelare la salute dei cittadini: e ci stanno riuscendo». In particolare, gli studenti siciliani a Pechino hanno seguito lezioni, seminari, laboratori, hanno visitato le strutture di ricerca del campus e alla fine hanno prodotto delle presentazioni discusse davanti a una commissione cinese. Ovviamente, saranno loro rilasciati i relativi crediti da utilizzare nel loro curriculum accademico a Catania.

Uno scambio di conoscenze importante, perché «sui problemi ambientali e sulla relativa sensibilizzazione la Cina è molto avanti – sottolinea ancora il dott. Greco -. I cinesi stanno investendo molti soldi nella ricerca per cercare soluzioni per monitorare e diminuire sia il particolato sia altri inquinanti, ma anche per limitare i gas serra».Le manifestazioni dei Friday for future sono infatti importanti per sensibilizzare l’opinione pubblica e necessari al fine di esercitare una pressione sulla classe dirigente che amministra i Paesi.

«Purtroppo però – rileva il dott. Greco – oltre alla mobilitazione e alla sensibilizzazione servono anche risposte concrete e soluzioni rapide a questi problemi gravissimi (che non sono solo economici, ma anche demografici e riguardano la scarsità di cibo e di acqua potabile, con le conseguenti migrazioni) e per questo è fondamentale coinvolgere su questi temi studenti sin dall’inizio delle loro carriere, come questi fantastici ragazzi, in modo da formare menti giovani per la ricerca di soluzioni da applicare sia nel breve che nel lungo termine. Il problema più grande è infatti che siamo fortemente in ritardo: da oltre 40 anni gli scienziati lanciano allarmi e preconizzano una catastrofe collettiva. E più andiamo avanti, più necessitiamo di soluzioni più efficaci». Ecco che allora la ricerca svolge un ruolo fondamentale: «Occorre avere delle menti giovani e fresche che possano contribuire a questo cambiamento col loro apporto di nuove idee e soluzioni».

La presenza degli studenti catanesi a Pechino è il primo step della convenzione siculo-cinese. «Altri step successivi – sottolinea il dott. Greco – saranno probabilmente quelli di ricevere una delegazione di studenti cinesi dell’ambiente l’anno prossimo al dipartimento di Scienze chimiche a Catania. La convenzione prevede inoltre uno scambio di docenti e la possibilità di realizzare insieme dei progetti di ricerca sulla sostenibilità ambientale anche in Sicilia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA