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La Regione molla il “socio” Montante, l’Ast cala il sipario sulla Jonica Trasporti

Di Mario Barresi |

CATANIA – La Regione sta per chiudere i conti col “socio” Antonello Montante. La decisione arriva dopo un percorso tormentato. Ma ormai, come emerge dal verbale dell’assemblea dei soci, «non vi sono alternative alla messa in liquidazione» di Jonica Trasporti e Turismo, la società al 51% di Ast (interamente partecipata dalla Regione), e per il restante 49% di Msa (Mediterr Shock Absorbers), del gruppo Montante. L’azienda cura il servizio di autobus nella fascia jonica messinese, con 30 dipendenti.

I numeri emersi nell’incontro dello scorso 21 ottobre (al quale non ha partecipato alcun rappresentante del socio privato) sono sconfortanti. L’amministratore unico di Jonica Trasporti, Gianfilippo Ceccio (dimissionario dal 27 giugno scorso, con qualche mese di anticipo sulla scadenza del mandato in coincidenza con l’approvazione del bilancio 2018) ha messo sul tavolo la «situazione patrimoniale ed economica della società» al 31 agosto. Con un patrimonio netto di 295mila euro (120mila di capitale sociale e 175mila di riserve), i revisori dei conti stimano una perdita, nel 2019, di oltre 200mila euro. «La situazione societaria risulta critica». E, più dei numeri, preoccupa, il «trend che potrebbe compromettere la continuità aziendale».

A questo punto un’ipotesi potrebbe essere la ricapitalizzazione. Ma “Mamma Regione”, stavolta non vuole mettere mano al portafogli. Una scelta di campo ben precisa. Confermata a La Sicilia da Gaetano Tafuri, presidente di Ast: «In questo momento l’interlocuzione è con un socio privato che s’è affidato a un terzo per un concordato preventivo. Ma il proprietario, Montante, ha più di un guaio giudiziario». L’imprenditore di Serradifalco è stato condannato in primo grado a 14 anni per associazione a delinquere finalizzata, fra l’altro alla corruzione, ed è indagato a Caltanissetta in almeno altre tre inchieste, una delle quali per mafia. «Ci sono almeno due profili – confessa Tafuri – che ci preoccupano: la certificazione antimafia e il requisito di moralità richiesto per legge per gestire una concessione pubblica». In ogni caso, «contrariamente a quanto fatto da gestioni precedenti di Ast», il presidente sottolinea che «nel progetto della Regione, Jonica Trasporti va dismessa e non c’è alcun mandato di ricapitalizzazione». Per una società che, ricorda, nacque «con un preciso scopo predatorio».

Antonello Montante

Il riferimento è alla tentata scalata di Ast da parte di Montante con la quota detenuta in Jonica Trasporti. «L’ennesimo atto predatorio in danno della cosa pubblica», che «si svolgeva sotto il cono d’ombra di Confindustria Sicilia», scrive il gup Graziella Luparello nella sentenza di condanna. Montante, pressando per la fusione per incorporazione di Jonica Trasporti in Ast ambiva a un posto in prima fila in caso di privatizzazione della partecipata regionale. Per il giudice di Caltanissetta un «interesse privato alla fagocitazione dell’immenso patrimonio immobiliare dell’azienda dei trasporti».

Sui conti-colabrodo della società, inoltre, pesa anche lo strano caso (rivelato dal nostro giornale lo scorso 10 ottobre) delle parcelle dovute al professionista che curò all’epoca le perizie per il progetto di fusione tanto caro a Montante. Benedetto Buccheri (81 anni, ex docente di Ragioneria del “Crispi” di Palermo) ha chiesto alla direzione generale dell’Ast 200mila euro, dopo averne già ricevuti 60mila. La posizione di Tafuri è netta: «Non tiro fuori un euro. Semmai ci fossero i titoli, del debito risponderanno gli amministratori e i dirigenti dell’epoca».

E dunque l’unica strada è la liquidazione. Che sarà sancita, in un’assemblea straordinaria, il 2 dicembre prossimo. Ma che ne sarà del servizio per gli utenti e soprattutto dei dipendenti? «Vogliamo salvare sia l’uno che gli altri», assicura Tafuri. Che lo scorso 22 gennaio aveva provato a vendere la quota di Ast: la gara, ovviamente, è andata deserta. E ha anche inoltrato proposta formale ai privati per l’acquisto delle quote al valore nominale (fra 50mila e 70mila euro), ma «con la procedura concorsuale non è possibile la vendita diretta – dice Tafuri – perché sarebbe necessario un bando». E allora l’unica strada, concordata con il governo regionale, può essere «dismettere Jonica Trasporti per incorporarla in Ast salvaguardando le linee e i dipendenti». Negli scorsi giorni, il primo confronto con Marco Falcone, assessore ai Trasporti. C’è un altro mese di tempo, prima che cali il sipario sulla società con la quale Montante voleva fare una parte della sua «terza guerra mondiale» con gli autobus dell’Ast.

Twitter: @MarioBarresi

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