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Firme contraffatte, Catania seconda “piazza” nazionale per acquisti

Di Michele Guccione |

Palermo – Che Napoli – patria delle fabbriche di prodotti di marca falsificati di ogni tipo e con un intero quartiere, la famosa “Duchesca” nei pressi della Stazione centrale, totalmente dedicato alla loro vendita in negozi, stand e baracche multiformi – sia la città d’Italia con la maggiore percentuale di acquirenti di questi “falsi d’autore” (il 49,1%, la metà del mercato totale), non sorprende affatto. Ma nell’indagine di Confcommercio sulle vendite di oggetti contraffatti sorprende, invece, che Catania, ex aequo con Roma, sia la seconda piazza nazionale di “spaccio” dei falsificatori, e per giunta in controtendenza col resto delle città del Sud su tutti i fronti.

Nella città ai piedi dell’Etna non è la presenza di vu’ cumprà, di negozi cinesi o di altri canali di vendita a provocare la tentazione, nè la voglia di sfoggiare un bene di lusso pur non avendo i soldi per comprare quello originale. No, qui prevale il gusto di farlo, la sfida arrogante alle regole, e soprattutto la smania dell’affare. Dal rapporto di Confcommercio emerge che ben il 39,7% dei consumatori (a Roma il 39,8%) ha fatto compere illegali, e il 67% di loro è stato spinto dalla possibilità di fare un buon affare. Dai 18 anni in su, operai, impiegati e pensionati, per il 69% comprano abbigliamento (il 18,9% online), il 28,6% orologi, occhiali e gioielli, il 45% alimentari e bevande, il 18,5% farmaci, il 18,1% calzature, il 7,9% elettronica ed elettrodomestici. Ma il bello è che l’81,4% dei consumatori è d’accordo con questo tipo di acquisti, il 45,5% trova che si risparmi anche se è rischioso e addirittura il 98% è consapevole dei rischi che si corrono per la salute, la sicurezza e la mancanza di garanzie. E sono ben consapevoli (42,6%) del danno che arrecano al commercio legale. Tutte percentuali di gran lunga più alte della media nazionale. Così come il 70% delle imprese catanesi si ritiene danneggiato.

Tutto il contrario nella parte opposta dell’Isola, a Palermo. Qui a comprare falsi è “solo” il 30,8%, in linea con la media nazionale (30,5%) ma meno del Sud 32,9%). Si acquistano più scarpe rispetto a Catania (38,5%) e il 15,4% avviene online; il 7% si lancia su profumi e cosmetici, ex aequo musica, film e abbonamenti tv, di cui il 65% online. Il 69,4% (meno del 70% nazionale) è “costretto” dalla mancanza di denaro, ma la percentuale di chi giustifica l’acquisto di falsi per necessità si ferma al 58,8%. Anche chi cerca solo un buon affare è sotto la media nazionale (59,3%). La consapevolezza del reato, comunque, schizza all’80,8%. A rischiare sono soprattutto gli uomini (62%). Il 70% delle imprese si ritiene danneggiato, ma solo il 20,9% vede calare il fatturato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA