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Addio all’ultimo papà dell’Etna

Di Carmen Greco |

CATANIA – Il suo nome era indissolubilmente legato all’Etna, la sua seconda casa. Orazio Nicoloso, il primo imprenditore a credere nelle potenzialità turistiche del Vulcano, si è spento oggi. Aveva compiuto 90 anni in aprile. Il fratello Antonio, presidente del collegio guide alpine e vulcanologiche della Sicilia, se n’era andato già nel 2007.  

Orazio Nicoloso, è stato un imprenditore etneo con specificità gestionali uniche, un uomo che negli anni di attività sul vulcano aveva intuito l’importanza di operare in armonia con la natura, nonostante qualche eruzione dell’Etna gli aveva sommerso un grande appezzamento di terreno, distrutto uno chalet ed altri fabbricati. Per oltre mezzo secolo, è stato sempre presente, disponibile ed operativo sul campo, durante le tante attività eruttive dell’Etna, a supporto delle forze dell’ordine, della Protezione civile e dei vulcanologi di tutto il mondo.

Di Nicolosi, la porta Sud dell’Etna, il suo dna familiare non poteva che essere indissolubilmente legato a “Muntagna”, il padre era una storica guida alpina, a 16 anni era già portatore, a 20 anni guida. Il fratello Antonio è stato una storica guida alpina anche lui. 

Da giovane Nicoloso aveva sviluppato più interesse per gli aspetti scientifici in ambito vulcanologico e naturalistico. Dopo gli studi ed i diplomi al liceo classico ed al magistrale, aveva svolto il servizio militare come ufficiale, impegnato nel sociale in diverse iniziative, anche nell’ambito sportivo, non solo per Nicolosi. Assunto nella pubblica amministrazione all’ufficio di collocamento di Nicolosi, la sua visione imprenditoriale e la capacità organizzativa, lo spingono nel 1965 a costituire la “Turistica Mongibello srl”, una società di cui sarà l’amministratore.

Sarà lui ad organizzare, programmare, sviluppare il trasporto dei turisti fino alla cima del cratere centrale sull’Etna, con il coinvolgimento delle guide alpine, fra cui Vincenzo Barbagallo, Antonio Tomaselli, Giovanni Carbonaro, Salvatore Magrì, e ovviamente con la collaborazione del fratello Antonio, un riferimento non solo affettivo, ma una figura “mitica”, per le sue imprese e spedizioni nel mondo.

I due fratelli Nicoloso, Orazio e Antonio con turisti giappopnesi sull’Etna

Nel 1970, la collaborazione con un altro storico imprenditore dell’Etna Gioacchino Russo il quale in qualità di socio della Sitas-Funivia dell’Etna e di Erice, avvia un rapporto con la “Turistica Mongibello” (la società ha celebrato i 50 anni di attività nel 2015 ndr). Nel 1977 Orazio Nicoloso con una considerevole percentuale di quote della Sitas, ne diventa amministratore unico.

Con la “Turistica Mongibello”, aveva acquistato diversi  terreni sull’Etna, in particolare quello dove si trovava lo “chalet” che ha ospitato i più grandi vulcanologi del mondo e che venne seppellito dalle colate laviche. Un colpo al cuore per Orazio Nicoloso, ma anche uno sprone per realizzare un progetto di ripristino naturalistico. Tra il 1985/86 inoltra una richiesta di ripristino naturalistico-ambientale all’assessorato regionale Territorio e Ambiente, coordinato dal prof. Giuseppe Ronsisvalle. Saranno coinvolti anche il prof. Renato Cristofolini e l’architetto Colombrita che forniranno i loro suggerimenti tecnici per la realizzazione del progetto.

Un intervento di rimboschimento che suscitò l’interesse della comunità scientifica internazionale, tanto da essere riportato nel 1997 nel Libro Mondiale delle Invenzioni curato da Valerie Anne Giscard d’Estaing. Seguendo questa traccia, nel 1992/1993, realizza un imboschimento a quota 1500 s. l.m. sul versante sud dell’Etna, in un’area di proprietà dei Salesiani. 

Nel 2000 la “Turistica Mongibello” realizza anche un rimboschimento nei terreni del Monastero Benedettino di Nicolosi, per conto della la STMicroelectronics (il progetto esecutivo lo seguirà il prof. Giuseppe Ronsisvalle), con le essenze arboree fornite  gratuitamente dall’Ispettorato ripartimentale delle Foreste di Catania, messe a dimora in un area di circa 3 ettari. L’iniziativa fu una novità in quegli anni di scarsa sensibilizzazione ambientale e la valenza simbolica del progetto unì due contesti apparentemente distanti tra loro, quello hi-tech e quello religioso, uniti nel comune obiettivo della salvaguardia naturalistico-ambientale.

« fratelli Nicoloso, sull’Etna sono stati un punto di riferimento inprescindibile – ricorda con commozione Carmelo Nicoloso, guida natutalistica -. Durante le tantissime attività eruttive ed escursionistiche in diurna e notturna, hanno acquisito una grande quantità di immagini, grazie alle loro attrezzature video-fotografiche. Sull’Etna hanno accompagnato tutti, vulcanologi, studiosi, registi, giornalisti, fotografi, video-fotoreporter di tutto il mondo. Con la morte di Orazio si chiude un’era».

L’eredità di Nicolos resta ai nipoti, Giuseppina e Sergio Longo, così come l’attività della “Turistica Mongibello”.

I funerali di Orazio Nicoloso verranno celebrati domani alle 16.30 nella chiesa Madre di Nicolosi.

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