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Blitz clan Mazzei “i picciriddi” di Nuccio e i dubbi di “Scirocco”

Di Concetto Mannisi |

Catania – Va bene il traffico dei prodotti petroliferi ma è chiaro che nel corso delle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo, poi sostenuti dalle Fiamme gialle, e sfociate nel blitz “Vento di Scirocco”, non potevano mancare alcuni capisaldi dell’associazione mafiosa. Reato per il quale il Gip Marina Rizza ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Salvatore Giannone (63 anni), dei fratelli Luciano e Pietro Lo Re (rispettivamente di 48 e 54 anni), di Claudio Loria (50 anni), Sergio Minnella (59), Carmelo Munzone (63), Angelo Privitera “Scirocco” (55). Stesso provvedimento cautelare, ma con diverso capo di imputazione, per Carmelo Pantalena (46, già detenuto per altra causa nel carcere di Bicocca), mentre gli arresti domiciliari, nell’ambito di una estorsione aggravata dall’associazione mafiosa – reato contestato ad Angelo Privitera e Carmelo Munzone – sono stati disposti nei confronti di Massimiliano Ponturo, 40 anni.

Il carcere è scattato anche per l’imprenditore Sergio Leonardi (41 anni) e per l’intermediatore mazarese Francesco Burzotta, di cui riferiamo in altra parte del giornale. Le indagini dei militari dell’Arma prendono le mosse da attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e controlli sul territorio avviati proprio nei confronti di alcuni esponenti del clan Mazzei, affiliato a Cosa nostra catanese, e di cui Angelo “Scirocco” è sempre stato considerato esponente di primissimo livello. Privitera, però, non sarebbe stato il vertice del clan, perché a contendersi la leadership del gruppo ci sarebbero stati Mario Maugeri “ammuttapotti” e Santo Di Benedetto “ ‘u panitteri”. A tali personaggi, sottolinea il Gip, non è stato contestato il reato associativo poiché al pari di Alfio Maugeri (fratello di Mario) e di Carmelo Pantalena, tutti più volte citati dagli indagati nelle intercettazioni che hanno poi permesso lo sviluppo delle indagini del blitz “Vento di Scirocco”, era già stato notificato un provvedimento restrittivo sempre per tale reato nell’ambito del procedimento “Chaos”.

Dalle intercettazioni si evince che Privitera e i suoi fedelissimi avevano sposato la linea di Mario Maugeri e in più di una circostanza si fa riferimento ai figli di Nuccio Mazzei, a sua volta figlio dello storico boss Santo (battezzato uomo d’onore a Catania direttamente da Leoluca Bagarella, che per tale cerimonia lasciò la propria provincia spingendosi fino ai piedi dell’Etna), ai quali ci si sarebbe dovuti rivolgere per risolvere anche tale questione. I “picciriddi” – così vengono definiti, a dispetto dell’età, Santo, Girolamo Carmelo e Matteo, che non risultano destinatari di alcun tipo di provvedimento restrittivo – avrebbero dovuto essere sollecitati dal Privitera, che per carisma e autorevolezza era l’unico che poteva rapportarsi con i componenti di sangue della famiglia Mazzei, ma che poi alla fine si sarebbe deciso di soprassedere per evitare rimbrotti da parte di chi, attualmente recluso, stava gerarchicamente più in alto. Molto più in alto: «Ci ho pensato tutta la notte – confessa “Scirocco” – mi sono preso un giorno di tempo e gli ho detto: “Mario (Maugeri, ndc), poi ne parliamo domani”. Mi sono preso un giorno di tempo e mi sono detto: “Ma io ai “picciriddi” che spacchio gli dico!? Perché lì devo coinvolgere ai “picciriddi”!?”. Cioè, non lo so, mi pare che faccio una cosa che non è giusta fare, che io parlo con i “picciriddi”, gli faccio sapere queste cose, poi “iddi” se ne devono andare da “u’ panitteri”, cioè, cose che suo padre, suo nonno, oggi domani mi dicono: “Angelo, come mai i “picciriddi”, che c’entrano?”…». Un discorso che non fa una piega, anche in considerazione del fatto che – afferma Privitera – i “picciriddi” potrebbero dire pure: «Zio Angelo, ma noialtri di queste cose neanche ne sappiamo e non ci interessa neanche saperle». Oppure, al contrario, muoversi in maniera diametralmente opposta: «E se poi – ipotizza Privitera – dicono “sì, glielo abbiamo detto “noialtri” o lo ha mandato a dire il papà, lo ha mandato a dire il nonno?”, che facciamo». Insomma, meglio tenere le carte al petto, come si dice in questi ambienti.

Ciò anche se poi dei “picciriddi” si torna a parlare successivamente, quando si ipotizza di garantire loro la gestione di uno dei distributori controllati dall’imprenditore Leonardi. Nel corso delle indagini, che si sviluppano anche e soprattutto attraverso le intercettazioni e le riprese eseguite nella macelleria “Ideal Carne” del viale Mario Rapisardi, gestita dai fratelli Lo Re (vedi foto in alto), emergerebbe anche un episodio estorsivo in cui il Privitera, avvalendosi della capacità di intimidazione derivante dalla sua appartenenza al clan Mazzei, risolverebbe una controversia di carattere economico insorta tra due soggetti specializzati nella commissione di truffe telematiche. “Scirocco” sarebbe riuscito a farsi corrispondere, per il suo intervento, la somma di 4.500 euro, poi utilizzata per l’acquisto dell’autovettura del figlio. Altra questione è quella del reimpiego dei proventi delle attività illecite mediante l’intestazione fittizia della “World Games Srl”, società con sede in Catania, operante nel settore delle scommesse on line e nell’attività di gestione, noleggio e assemblaggio di apparecchiature per gioghi elettronici. In particolare, “Scirocco” e il Pantalena avrebbero attribuito fittiziamente ad Alessandro Lizzoli (47 anni, raggiunto da provvedimento restrittivo agli arresti domiciliari), la titolarità delle quote della predetta società, ciò al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali.

Infine un episodio che non ha portato ad alcun capo di imputazione, ma che fa certamente riflettere, riguarda degli esercenti della zona di via Giacomo Leopardi. Costoro avevano avuto una discussione con un autotrasportatore che aveva portato loro della merce e quest’ultimo, per vendicarsi, si era presentato con altre persone assieme alle quali aveva picchiato i titolari, un uomo e una donna, minacciando ulteriori rappresaglie in quanto appartenente alla famiglia Mazzei: «V’ammazzu ‘i picciriddi». Della vicenda era stato interessato, invece che un appartenente alle forze dell’ordine, proprio Privitera, i quale aveva avviato indagini, assieme agli altri affiliati, per identificare il corriere: «Se non è dei nostri lasciate stare, ma se è dei nostri portatemelo qui che gli do una sforbiciata alla lingua. I “picciriddi” non si ammazzano: che sei pedofilo? Queste cose spendendo il nome della famiglia non puoi permetterti di dirle».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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