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Coronavirus, mascherine e amuchina a ruba anche a Catania: dilaga la paura

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – Approssimazione, confusione, difficoltà nel coordinarsi… L’esplosione di casi di coronavirus al Nord della penisola sta causando anche nel catanese se non proprio panico senz’altro paura che rischia di coinvolgere anche la categoria dei medici. In particolare quella “di famiglia”. Nonostante le rassicurazioni dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, che ha invitato i cittadini a non lasciarsi prendere dal panico visto che in Sicilia non c’è al momento nessun caso riscontrato, i catanesi, già da tempo, hanno fatto incetta nelle farmacie di amuchina, gel disinfettanti vari e soprattutto di mascherine.

Ma quello che rischia di provocare confusione in questi giorni, in attesa di una circolare ufficiale non ancora emanata, è il tam tam che circola tra i medici di famiglia. Ieri su facebook, ma anche su wattshapp molti medici si sono scambiati alcune opinioni che già a partire da oggi potrebbero tradursi in un manifesto affisso davanti agli ambulatori. Questo il testo di una delle proposte che circolano sul web: «A seguito dell’epidemia da Coronavirus si consiglia a tutti gli assistiti di limitare al massimo gli accessi in ambulatorio. Evitando di affollare le sale di attesa si limita la possibilità di contagio per se e per gli altri. Si invita a contattare telefonicamente o via mail il proprio medico per ripetizione ricette o altre necessità. Per tutti coloro che manifestino febbre, tosse, difficoltà respiratorie, valori di pressione arteriosa bassa, sintomi simil influenzali, evitare assolutamente di recarsi in ambulatorio del medico o in pronto soccorso o in guardia medica, ma di contattare telefonicamente il proprio medico di famiglia o il 112 o il 1500 e saranno date indicazioni e direttive precise». Quello che sta emergendo tra i medici di famiglia è lo stupore per l’assenza di circolari da parte dell’Asp. Ma soprattutto quello che si fa strada in maniera strisciante è la paura di dover visitare un paziente influenzato senza mascherine e supporti.

Pure il Codacons si schiera

Il Codacons Medici interviene sull’emergenza e lo fa con un proposta forte. «L’impossibilità di distinguere clinicamente tra l’infezione da Coronavirus e sintomatologie influenzali determinerà una prevedibile e condivisibile attenzione e autotutela da parte dei medici di famiglia che, privi come sono al momento, di ogni materiale di protezione fornito dall’ASP (mascherine ffp3, occhiali, tute) non potranno visitare i pazienti se non esponendo se stessi e gli altri assistiti al rischio di contagio. Ciò creerà disagi, proteste e conflittualità. Servono strutture dove si possano visitare in sicurezza questo genere di pazienti che non potranno essere gestiti dai pronto soccorso già oberati. Il Codacons Medici propone quindi di utilizzare nell’emergenza del momento strutture come il Vittorio Emanuele o il Santa Marta che in brevissimo tempo potrebbero essere resi funzionali

I centri privati chiedono chiarezza

I comportamenti necessari da adottare negli ambulatori medici coinvolgono anche i centri privati. Ieri il direttore sanitario del centro medico “Le Zagare”, dott. Sabatino Di Noto, ha stigmatizzato il silenzio delle autorità dell’Asp: «Ho sentito in questi ultimi giorni fiumi di parole su organizzazione e collaborazione, ma noi medici al momento non sappiamo come ci dovremmo comportare. Nessuna comunicazione ufficiale alle strutture sanitarie pubbliche e private…E’ sconcertante!.»

I dati dell’Asp

Intanto oggi si è appreso che sono risultati tutti negativi tutti i nove tamponi eseguiti fino ad ora dal servizio Epidemiologia dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catania, sette in città e due a Caltagirone.

«Sul territorio, così come stabilito dalle disposizioni ministeriali e assessoriali – si legge in una nota – la situazione è costantemente monitorata, viene applicata la misura della quarantena con sorveglianza attiva nei casi sospetti o a rischio e vengono eseguiti con tempestività i controlli necessari per limitare al massimo la possibilità del contagio. L’Asp di Catania ha istituito una Unità per l’emergenza finalizzata al coordinamento delle attività aziendali coinvolte, presieduta dal direttore sanitario, Antonino Rapisarda».

Cresce la paura

Nel frattempo cresce la preoccupazione dei cittadini. Oltre a mascherine e disinfettanti già esauriti cresce la paura anche nei pronto soccorso. In quello del Policlinico serpeggia paura mista a malumore tra i dipendenti che già si sono muniti di guanti e mascherine. E crescono anche i casi di psicosi. Ieri si è presentato al triage un camionista di ritorno dal Milanese che chiedeva il tampone tonsillare. Ha spiegato che il suo datore di lavoro gli ha chiesto il certificato prima di poter tornare a lavorare.

Inoltre, nonostante gli appelli a non recarsi in pronto soccorso se si hanno sintomi parainfluenzali la gente continua a rivolgersi ai triage anche solo per tosse e una lieve febbre.

Camere stagne a pressione negativa

Al Policlinico esiste soltanto una stanza a pressione per il bio contenimento. Si trova poco distante dall’accesso del Pronto soccorso. Se però dovessero arrivare più casi il problema sarebbe difficilmente gestibile. In questo caso però dovrebbero venire a supporto i reparti di malattie infettive della città che hanno camere a pressione negativa. Nove si trovano al Cannizzaro nel raperto del primario dott. Iacobello, 5 al Garibaldi Nesima nel reparto del prof. Cacopardo. Una decina di ultima generazione sono state realizzate nel nuovo reparto Malattie infettive del San Marco di Librino, diretto dal dott. Montineri.

Al Cannizzaro, che dispone di una palazzina recentemente inaugurata, ci sono anche in dotazione dei medici alcuni ventilatori polmonari che potrebbero essere utilissimi qualora il paziente arrivi con una seria insofferenza polmonare. Alcune delle stanze a disposizione hanno anche percorsi sicuri per il personale e questa è una notizia importante qualora si debba intervenire con celerità e sicurezza.

Da un primo esame degli esperti del tavolo di crisi regionale istituito dall’assessore regionale Ruggero Razza non sembra però faccia parte un esperto di ventilazione polmonare nonostante la malattia colpisca soprattutto l’apparato respiratorio e i polmoni con conseguenze molto gravi se non supportate da un corretto iter medico.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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