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Coronavirus, oltre 100 studenti siciliani bloccati all’estero: odissea rientro

Di Gianluca Reale |

Catani –  Apprensione per il rientro di almeno un centinaio di studenti e studentesse siciliani minorenni, andati a frequentare l’anno scolastico all’estero grazie ai programmi gestiti da diverse organizzazioni specializzate. Tra frontiere chiuse e voli diretti cancellati la situazione è molto complicata. Senza contare, poi, che raggiungere la Sicilia da Roma non è semplice. Un’odissea senza punti fermi che ha messo in allarme le famiglie, seppure ieri il ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, a La7 abbia detto che «fare rientrare gli studenti italiani all’estero è la nostra priorità». Alcune delle più importanti organizzazioni che gestiscono i programmi di studio all’estero hanno già deciso di fare rientrare tutti. Intercultura, ad esempio, l’ha comunicato il 15 marzo, in seguito alla dichiarazione di pandemia da parte dell’Oms. Sono i 102 ragazzi e le ragazze siciliane andati all’estero con Intercultura. «Siamo in continuo contatto con la Farnesina e le autorità estere – dicono dal quartiere generale a Milano – e gestiamo noi i rientri. Informiamo costantemente le famiglie, ma la situazione internazionale si evolve continuamente. Oggi (ieri per chi legge, ndr) sono rientrati una decina di ragazzi, ma si va a ondate».

I genitori, tra loro in contatto via chat, sono allarmati. In Sicilia sinora sarebbe rientrata solo una studentessa, ieri, dal Cairo, dopo varie vicissitudini con i voli. «Mio figlio è bloccato a Panama – racconta Giusy Rabuazzo – lontano da qualsiasi aeroporto. E’ casa della famiglia che lo ospita, ma la scuola l’hanno chiusa. Non si muoverà finché non c’è un piano voli confermato che lo porti a casa». «Mia figlia – racconta Letizia Musicò – è a Paços de Ferreira, in Portogallo, insieme ad altri 25 studenti italiani. Sta bene, è in casa, ma anche lì non si trovano più mascherine né guanti. Non sappiamo se sia meglio farla rientrare “rischiando” che vaghi per aerei e aeroporti accrescendo il rischio di contagio o farla rimanere dov’è. Ho inviato una pec all’Urp della Farnesina e all’ambasciata italiana a Lisbona, mi hanno risposto, ma con indicazioni generali. Tra l’altro, anche se mia figlia, minorenne, dovesse arrivare sino a Roma, rischierebbe di restare boccata a Fiumicino. Per andarla a prendere dovremmo avere l’autorizzazione del presidente della Regione». «Anche mia figlia si trova all’estero a Jacksonville in Florida – racconta Diego Renda – e le è stato comunicato il rientro in Italia, causa emergenza coronavirus, ma non si conoscono i tempi e modalità di rientro». «Ho una figlia a Montpellier, in Francia – aggiunge Giusy Calabrese – e c vive una situazione di angoscia. Ha un volo Parigi-Roma per sabato. Speriamo non lo cancellino, anche perché deve fare tre ore di treno per arrivare all’aeroporto di Parigi e rischia di rimanere lì, o a Roma se poi le coincidenze che abbiamo acquistato con Alitalia venissero cancellate. Servirebbero corsie preferenziali organizzate dal governo, sono minorenni, è una grossa responsabilità».

Diversa, invece, la scelta di EF, altra organizzazione internazionale che promuove programmi di studio all’estero. «Le famiglie hanno espresso le loro preoccupazioni – dicono dall’ufficio comunicazione – ma per il momento la maggior parte dei ragazzi italiani impegnati nei nostri programmi, diverse centinaia, restano in Usa, Inghilterra e Irlanda. Hanno tutti un’assicurazione sanitaria e sono ospitati in famiglia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA