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Dai referti dei tamponi in ritardo agli accessi in ospedale, le falle della rete anti-Covid a Catania

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – C’è forse qualcosa che non funziona a dovere nel sistema di prevenzione e controllo per evitare che il coronavirus cresca anche dalle nostre parti e serpeggia tra i medici  il dubbio che si stia cercando di svuotare il mare col cucchiaino. Diversi i segnali che arrivano,  in primis l’accorata lettera di una signora – pubblicata sul nostro giornale in edicola oggi e che vi proponiamo anche più in basso – in cui questa donna si dispera per i suoi anziani genitori  raccontando che da 4 giorni attende i risultati dei tamponi effettuati sulla madre, una ottantenne con febbre alta da una settimana e il padre 82enne con broncopneupatia ostruttiva. Gli infermieri dl’Asp – racconta la donna – sono venuti a casa il 18 marzo i e mi avevano detto che il 20 sarebbe arrivata la risposta.  Ma il 20 è passato e nessuno risponde ai numeri deputati per il Covid.

L’altro segnale arriva dai medici di famiglia. Il Codacons medici ha chiesto alla Regione un rafforzamento del servizio epidemiologico, magari con l’apporto dei medici Inail e Inps perché si possa incrementare il controllo dei casi sospetti che vanno immediatamente isolati.

Negli ospedali cresce, invece, il malumore dei medici in prima linea costretti ad attendere anche sino a 72 ore per avere il referto dei tamponi.

Ma un altro episodio negativo  che suscita grande preoccupazione emerge da un post pubblicato su facebook dall’avvocato catanese Antonio Fiumefreddo. Nel suo video il legale denuncia l’anomalo accesso al pronto soccorso del Cannizzaro di un paziente sospetto che non si capisce come alla fine è finito al reparto di Neurologia e lì è rimasto per tre giorni prima che il tampone risultasse positivo. Ma l’avvocato denuncia anche che medici e infermieri entrati a contatto col paziente infetto ieri, domenica, erano ancora regolarmente in servizio in reparto.

L’impressione che viene da questi episodi è che alla fine  ci si trovi di fronte a una macchina organizzativa lenta e che fa acqua da più falle. Certo non è  facile contenere un nemico così invisibile ma chissà se proprio queste falle  siano tra le cause di un aumento di casi quasi triplo rispetto all’area di Palermo.

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