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“MuovitItalia”, Pogliese: «L’alternativa a Crocetta e ai Cinque stelle siamo noi»

Di Francesco Vasta |

Catania – Il centrodestra siciliano riparte da Catania, ma chi pensava che dalla mattinata finale di “MuovitItalia” venisse fuori l’atteso nome, o anche solo qualche dritta, sul candidato presidente della Regione alle elezioni dell’anno prossimo è rimasto deluso. La notizia è allora che la gran parte dei big siciliani dei partiti che non stanno né con il Pd né con il Movimento 5 Stelle, torna fianco a fianco per farsi scattare quella foto di famiglia che militanti ed elettori in cerca d’autore attendevano da tempo.

C’è Nello Musumeci, di nuovo accanto al commissario di Fi Gianfranco Miccichè, ci sono i centristi di Saverio Romano e dell’Udc «di lotta», rappresentato da Ester Bonafede, che Lorenzo Cesa ha deciso di strappare dall’orbita crocettiana, ci sono Fratelli d’Italia, Noi con Salvini e si rivede persino la sigla del Movimento per l’Autonomia: tutti sotto il tetto della manifestazione promossa dal duo ex An Salvo Pogliese-Basilio Catanoso, nell’inedito ruolo di federatori. Il primo non ha ancora smesso di sognare di rientrare in Sicilia dall’Europarlamento facendolo dalla porta principale, quella di governatore, ed i numeri – oltre duemila presenze da venerdì ad oggi – e l’affetto della sua gente confortano le sue ambizioni. «L’alternativa ai disastri di Crocetta ed all’incompetenza dei Cinque stelle siamo noi»: Pogliese lo ripete ad ogni occasione, puntando forte sul ritrovato ruolo di baricentro della coalizione per Forza Italia. Poi, come ribadito sul palco dallo stesso Miccichè, è Nello Musumeci l’altro leader con le carte in regola per mettere d’accordo tutti, ma il fondatore di “Diventerà bellissima” allontana ogni ipotesi di autocandidatura e richiama con vigore i nuovi-vecchi alleati alla concretezza: «L’unità fittizia del centrodestra non mi interessa, dobbiamo capire che l’elettorato di struttura non esiste più, per avere la fiducia dei siciliani c’è bisogno di nuovi metodi e nuovi linguaggi». L’appuntamento con la scelta del candidato viene allora rinviato al massimo al prossimo dicembre, «Quando avremo i risultati del referendum, la vittoria del “No” che noi auspichiamo – ha aggiunto Miccichè – segnerà la fine della confusione nella politica italiana, dello sbandamento, a noi serve mandare il passato in prescrizione per recuperare il terreno perduto e vincere uniti».

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Nessuno detta condizioni, fatta eccezione per quella che è diventata quasi slogan e che, richiamata sia da Musumeci che da Miccichè, strappa puntuale l’ovazione della platea: «Mai con coloro che stanno con Crocetta», che tradotto vuol dire mai con Alfano. A parole la lunga traversata nel deserto fatta di divisioni, sconfitte elettorali e «la condanna» all’opposizione non ha lasciato scorie insuperabili, ma un vittima sul campo sì: i «transfughi» dell’Ncd. Porte chiuse alla riconciliazione con i fuoriusciti dall’ex Pdl, ma «non all’elettorato – si incarica di chiarirlo Miccichè – fatto di uomini e di donne che appartengono al centrodestra e che non vogliamo perdere».

A Saverio Romano, deputato ed ex ministro, tocca il compito di dipanare l’apparente contraddizione tra la sua presenza tra gli azionisti del centrodestra in Sicilia e l’alleanza con Denis Verdini a Roma: «Da centristi abbiamo contribuito alle riforme, ma non ho mai votato la fiducia a Renzi, voglio costruire una coalizione che non solo ci faccia vincere, ma anche governare». Braccia aperte dunque verso il Cantiere popolare così come verso l’Udc, partito che è «Tornato coraggiosamente e per tempo sui suoi passi – questo il commento di Nello Musumeci – così come fatto da Schifani, e che adesso può contribuire seriamente alla rinascita del centrodestra, chi è con Crocetta ci resti invece fino alla fine». Applaudita l’ex assessore Ester Bonafede, che si confessa alla platea: «Qui mi sento a mio agio, a casa, abbiamo il dovere di costruire in Sicilia una prospettiva per i nostri giovani».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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