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Sempre botte all’angelo del focolare

Di Carmen Greco |

L’altro caso a San Giovanni La Punta. Qui i carabinieri di Gravina hanno arrestato, anche stavolta in flagranza di reato, un tizio di 51 anni che «da poco aveva finito di picchiare la consorte», di 10 anni più giovane. “Trauma cranico facciale e contusivo-toracico da percosse” la diagnosi dei medici dell’ospedale «Cannizzaro» di Catania che l’hanno giudicata guaribile in 10 giorni. Era stata lei stessa a chiamare i carabinieri. Di entrambi gli uomini violenti, arrestati in flagranza di reato, non sono stati forniti i nomi, e ci si chiede perché. Così come ci si chiede perché quando un uomo picchia una donna lo fa “preso da un raptus”. Una formula senza senso, alla quale andiamo dietro superficialmente tutti, anche noi giornalisti, “assolvendo” in questo modo un comportamento che nella stragrande maggioranza dei casi è, invece, lucido, spietato e, spesso, sottovalutato.

Non sappiamo se questi due episodi, se queste due richieste d’aiuto abbiano – stavolta – evitato l’omicidio di una donna. Sappiamo, però che si possono prevenire. Innanzitutto non minimizzando. Se oggi ci fossero 59 persone uccise (i femminicidi in Italia al luglio 2016, l’ultimo dato ufficiale) in qualsiasi altra categoria, i giornalisti per esempio, oggi perfino in Sicilia, dove l’indignazione non è di casa, saremmo in piazza a manifestare. Il 26 novembre, a Roma, l’Udi (Unione donne in Italia) la ReteIoDecido, Di. Re – Donne in rete contro la violenza, hanno organizzato una manifestazione nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne «Non una di meno». Una violenza condannata a parole da tutti, ma tollerata nei fatti. Dalle donne per prime che, nel brodo di coltura della moglie-madre che si rinchiude in casa per dedicare la vita alla famiglia, pensano sia giusto trovarsi in quella inferiorità, soprattutto psicologica, con gli uomini. Educare i ragazzi a scuola, evitare la strumentalizzazione delle donne nei programmi tv, creare nei commissariati di polizia, nelle caserme dei carabinieri degli uffici ad hoc con personale preparato (non si deve per forza aspettare l’evento estremo), sostenere economicamente le case rifugio per quelle donne che avrebbero così un luogo dove andare per non tornare a casa, dove invece rischierebbero le botte (di nuovo) per aver denunciato e, soprattutto, inasprire le condanne per chi maltratta, picchia, uccide le donne. Ecco perché la notizia delle botte alle due donne picchiate a Mascalucia e San Giovanni la Punta non deve finire in fondo a una pagina e soprattutto in fondo alle nostre coscienze.

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