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Suicidio seconda causa di morte tra i ragazzi

Di Redazione |

ROMA – Fragilità, un corpo che cambia e si trasforma, un cervello in piena evoluzione e l’ansia di crescere, di dover fare i conti con un cambiamento, avendo più fiducia nelle proprie capacità. Queste alcune problematiche che si affrontano in adolescenza, una fase che può essere difficile e a volte critica. Dopo il caso di una ragazza di 14 anni che si è impiccata in provincia di Catania gli esperti ricordano che il suicidio è la seconda causa di morte nei ragazzi tra i 10 e i 25 anni, dopo gli incidenti stradali.

«Raramente il suicidio è la risposta ad un episodio estemporaneo, ma piuttosto un percorso, il risultato finale di uno stato di malessere importante. Quanto duri questo percorso è difficile stabilirlo, ma si parla di mesi non di giorni», spiega Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «La depressione – aggiunge – è tra le cause principali che possono portare al suicidio, va rilevato che inizia proprio nell’età evolutiva. Si stima infatti che soffra di depressione l’8% degli adolescenti. Ma possono esservi altri fenomeni, legati a reazioni impulsive rispetto a un diniego o a situazioni conflittuali». «Quello dell’adolescenza – osserva Vicari – è un periodo critico, nel quale avvengono cambiamenti anche a livello neurobiologico, il cervello è in forte maturazione fino all’età adulta, l’ambiente può influire fortemente, e anche l’eventuale uso di sostanze come i cannabinoidi».

«In adolescenza – rileva anche Rosanna Martin psicoterapeuta della psicologia ospedaliera pediatrica del Meyer di Firenze – c’è una “fatica psichica”, un “io affaticato”, che deve modificare i riferimenti da bambino piccolo. Un tentato suicidio di un ragazzo vuol dire che sta affrontando l’adolescenza in maniera critica, è un fallimento della fase cosiddetta di “separazione-individuazione” che porta alla costruzione dell’identità. Tutte le frustrazioni che arrivano dal mondo esterno possono provocare ferite: delusioni per i voti scolastici, rifiuti di coetanei o fidanzati, separazioni in famiglia. Queste ultime in particolare sono un argomento a sè. Si tratta di traumi e come tutti i traumi, bisogna vedere a che punto avvengono di “rimaneggiamento psichico”, se un ragazzo ha già fragilità eccessiva. In alcuni casi possono essere la goccia che fa traboccare il vaso». Dagli esperti arrivano dei consigli per i genitori. Primo fra tutti quello di osservare «le difficoltà a gestire i comportamenti dei propri figli. Se si chiudono, non frequentano più gli amici, oppure sono aggressivi, violenti, irritabili» conclude Vicari.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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