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«Per l’accesso a Etna Nord evitare finte liberalizzazioni»

Di Francesco Vasta |

Di un nuovo modello gestionale per questa autentica miniera d’oro – Piano Provenzana, adesso che servizi e turismo sono all’anno a zero attira comunque 20 mila visitatori l’anno – si discute ormai dal 2013. È scaduto allora l’ultimo affidamento al concessionario esclusivo che sulla pista opera fin dal 1970.

Una gestione delle vie d’accesso alle zone sommitali dell’Etna giudicata nel 2016 dall’Autorità Antitrust – vista anche la situazione sul versante sud della montagna, dove sempre nel trasporto dei turisti ad alta quota opera altresì lo storico concessionario – «contraria ai principi posti a tutela della concorrenza».

Una soluzione, dunque, si sarebbe dovuta trovare già da tempo, ma tanti anni sono trascorsi da quella scadenza e ancora, di fatto, la svolta tanto attesa non è arrivata, anche se appare sempre più indispensabile.

Lo scorso dicembre l’Agcm ha poi chiaramente indicato, come soluzione anti-criticità concorrenziali, il varo di un regime non più concessorio ma di stampo autorizzatorio, con più aziende ammesse alla gestione delle escursioni lungo la strada di Etna nord.

Adesso, con l’estate alle porte – e la rottura dell’accordo su un nuovo appalto concessorio lungo 15 anni a cui lavoravano i due Comuni – a Linguaglossa ci si starebbe concentrando, dopo il via libera del Consiglio, sulla sperimentazione dell’ipotesi autorizzatoria per due-tre anni, come spiegato dallo stesso sindaco Rosa Maria Vecchio al nostro giornale.

«Così facendo in realtà si vuole determinare il fallimento del nuovo modello a più imprese, di fatto agevolando chi dispone già di mezzi e preparazione – attacca però Alfio Conti, componente del Comitato già consigliere a Castiglione – nessun ragionevole imprenditore compirebbe gli investimenti necessari sapendo di poter lavorare sulla strada di Etna nord per così poco tempo».

«Programmare i flussi turistici è già di fatto impossibile per almeno le prossime due stagioni – aggiunge Salvatore Rinaldi, leader del Comitato e consigliere a Linguaglossa – occorre invece un appalto che duri cinque anni o anche più, rendendo così l’affare appetibile per tutti gli eventuali investitori, con prospettive di guadagno a lungo termine».

 

Il Comitato ricorda d’altronde che sempre l’Antitrust, nella nota di dicembre, si è espressa anche sulle tempistiche degli affidamenti: la loro durata dovrà essere «limitata» ma non «come parametro rigidamente applicato» e piuttosto «rapportata a quanto strettamente necessario per recuperare gli investimenti, senza escludere completamente il rischio d’impresa».

Pronti a chiedere la retromarcia sui due-tre anni anche il fronte d’opposizione di Francesco Malfitana e la minoranza castiglionese: «A questo punto meglio varare una proroga annuale del servizio – spiega il capogruppo Antonio Camarda – e lasciare alle amministrazioni future – nei due Comuni si vota a giugno – la possibilità di ragionare su una durata congrua».ù

Ma il «niet» più pesante sarebbe quello dato quasi per certo del sindaco di Castiglione Salvo Barbagallo, che tuttavia Vecchio sarebbe pronta ad aggirare con un bando limitato alla sola porzione di strada di sua competenza, fino cioè a quota 2400 metri. Ben lontani però dai crateri sommitali dell’Etna, mai sembrati così irraggiungibili come in questi anni.

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