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Un ergastolano tra i bambini: «Volontariato come riscatto»

Di Nuccio Molino |

Ma in questi lunghissimi 25 anni di ergastolo ostativo, cioè senza mai un giorno di permesso, Carmelo Musumeci che ora ha 62 anni è profondamente cambiato. Dal carcere – dove entrò il 21 ottobre 1991 con la licenza elementare – è uscito a gennaio scorso per la concessione della semilibertà (alla sera rientra nel carcere di Perugia) da laureato in Giurisprudenza e in Filosofia.

Il nome di Carmelo Musumeci evoca la feroce lotta fra bande criminali che negli anni ’80 del secolo scorso insanguinò la Versilia, in Toscana. C’erano in ballo il controllo dello spaccio, della prostituzione, delle bische clandestine. Dopo l’arresto, il maxi processo e le durissime condanne a lui e ai suoi sodali e, infine, la detenzione a vita: fine pena 31.12. 9999, cioè mai. Per cinque anni è stato sottoposto al regime del 41 bis, il cosiddetto “carcere duro” e per 18 mesi ha anche vissuto in isolamento diurno. Da sei mesi, per lui, emigrato dalla Sicilia con la sua famiglia oltre cinquanta anni fa, il cambio di rotta e l’azione quotidiana di volontario in una piccola struttura di accoglienza in un ex convento in Umbria. «Nella Casa famiglia – racconta Musumeci che della Sicilia conserva i ricordi dell’infanzia – quando mi occupo dei bambini disabili penso che questo sia il modo migliore per continuare a scontare la pena e ripagare, almeno in parte, la società del male che ho fatto. Alla sera, quando rientro in cella, l’inferno del carcere mi fa meno paura e tutto per me, sembra avere riconquistato un senso che prima non aveva perché ho finalmente contatti con il prossimo che ha bisogno e a cui posso dare qualcosa».

L’ergastolano, con una punta di orgoglio, racconta quando si improvvisò portavoce di quei detenuti senza fine pena che egli stesso definisce «uomini ombra»: dieci anni fa mentre faceva lo sciopero della fame, propose a Don Benzi di appoggiare la sua lotta per dare speranza e dignità a questi individui che per la società perbenista non esistono più: «Si fece nostro compagno di viaggio – racconta Carmelo Musumeci – aprendo in me un’autostrada interiore. Quando ti considerano un mostro, dopo un po’ cominci a crederci anche tu. Lo pensi e ti comporti da mostro. Lui si mise dalla nostra parte. Dalla parte dei mafiosi e degli ergastolani. Incredibile. Mi ricordò Gesù che si schierava con gli ultimi, con chi nessuno voleva più vedere. Iniziò per me una specie di rivoluzione. Presi coraggio e iniziai a scrivere e a comunicare la condizione di disperazione degli ergastolani».

Carmelo Musumeci, ormai da parecchi anni intrattiene frequenti contatti coi media, scrive libri e cura un blog che promuove una costante campagna contro il “fine pena mai”, per l’abolire l’ergastolo e accendere i riflettori sugli istituti di pena come luogo di esclusione e di annullamento della persona: «Lo Stato deve aiutarti a cambiare, offrendoti gli strumenti per diventare una persona migliore, facendoti scontare una pena che sia utile alla società e non stando passivamente dietro le mura di un carcere . Se uno diventa buono, cambia e combatte con se stesso e i suoi errori. E allora si trasforma davvero in un sovversivo».

Un sovversivo alla maniera di don Oreste Benzi, infaticabile apostolo della carità.

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