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«Sono ammalato», invece era in palestra: la Sac lo licenzia

Di Vittorio Romano |

Catania – «Nessuno pensi di essere intoccabile. Il tempo dell’impunità è finito». Pippo Interdonato, direttore generale e amministratore unico di Sac Service, società controllata della Sac, va dritto al punto, dopo essere stato costretto, ieri, a licenziare un addetto ai varchi di sicurezza che da 15 anni lavorava in aeroporto. «D’accordo con il management della Sac – dice – abbiamo assunto un’agenzia investigativa che nei mesi di maggio e giugno ha “seguito” alcuni dipendenti, addetti alla viabilità e alla security, che negli ultimi anni avevano accumulato qualcosa come 100 giorni di malattia l’anno. Assenze ripetute e, diciamo, alquanto anomale, che hanno creato gravi disagi al buon funzionamento dello scalo aereo e, dunque, ai passeggeri, il nostro bene più prezioso. I risultati delle indagini hanno fatto luce in particolare sul comportamento di tre dipendenti, i quali, nei giorni in cui avevano comunicato di essere in malattia, erano invece chi al mare, chi in palestra, chi a fare altro.

«Con l’assistenza legale dell’avv. Andronico – spiega Interdonato – abbiamo sospeso i tre dipendenti, chiedendo loro di fornire giustificazioni sulla loro condotta entro i 10 giorni stabiliti dalla legge. Il primo ha inviato risposta prima della scadenza, ma non era affatto convincente e dunque abbiamo proceduto al licenziamento».
In attesa di conoscere la sorte che attende gli altri due lavoratori di Sac Service, Pippo Interdonato si lancia in una considerazione «che ritengo doverosa: il 90% dei nostri dipendenti sono persone perbene e grandi lavoratori. È grazie a loro che l’aeroporto è in costante crescita e ci avviamo al record dei 9 milioni di passeggeri. È anche per tutelare loro che l’amministratore delegato della Sac, Nico Torrisi, mi ha dato mandato pieno per perseguire chi non lavora e pensa di godere di un’impunità cui forse era abituato in passato, e premiare invece chi si fa in quattro per svolgere con dignità e impegno il proprio dovere. E devo dire che questa linea l’abbiamo condivisa sia con i sindacati sia con i lavoratori».
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