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Quanto pagate le caldarroste? Non dovrebbero costare più di 7 euro al chilo

Di Carmen Greco |

CATANIA – Quanto le pagate le caldarroste per strada? Tra i 10 e i 12 euro al chilo dice il “borsino” catanese, con qualche rara eccezione al ribasso se ci si sposta in periferia. Se, invece si comprano al mercato, il prezzo per la castagne crude va tra i 2,50 euro e i 4 euro (i marroni che sono ritenuti migliori perché si sbucciano con più facilità). E’ giustificato allora il prezzo dei venditori ambulanti? Abbiamo chiesto consigli a Giuseppe Piccolo, produttore di castagne a Fiumedinisi. 

«Dodici euro al chilo non è giustificato – spiega – a noi agricoltori vengono pagate tra 1,50 e, massimo, 3,50 euro al kg. Secondo me 6/7 euro al chilo sarebbero già strapagate. Se poi consideriamo che la maggior parte di queste castagne sono raccolte liberamente nei boschi…».

E dire che il 2018 è stato l’anno del ritorno della produzione di castagne falcidiate da 6-7 anni a questa parte, dagli incendi estivi e soprattutto dal cinipide del castagno un parassita che ha distrutto gli alberi. «Pare che sia arrivato dalla Cina (peraltro il primo Paese al mondo produttore di castagne ndr) attraverso frutti o piante, ha attaccato la pianta del castagno e la produzione si è quasi annullata negli anni scorsi. Poiché non ci sono interventi chimici da fare, si è cercata una soluzione nella lotta biologica e per fortuna è stato trovato un insetto antagonista. Alcuni Comuni, come Antillo in Sicilia, hanno adottato il sistema migliorando in qualche modo la situazione.  Oggi, purtroppo, in Italia produciamo il 20% di quanto avveniva un secolo fa. Nel 1911, su tutto il territorio nazionale si raccoglievano 830 mln di kg di castagne. Quest’anno – che è un anno record – siamo a 30 milioni. Se consideriamo che 5 anni fa abbiamo toccato il picco minimo di 18 milioni di kg 18 mln di kg in tutt’Italia…».

– Vuol dire che potremmo ritrovare nel cartoccio anche caldarroste cinesi?

«C’è tanta importazione, purtroppo sì, potrebbe essere, anche perché non c’è un sistema di tracciabilità che dia la possibilità di capire se chi confeziona le abbia acquistate in Italia o meno. Di fatto non è un mercato regolamentato come altri comparti in cui le norme sulla tracciabilità si sono fatte particolarmente severe e, quindi,  i controlli ci sono».

– Le regioni che ne producono di più in Italia?

«Piemonte, Campania, Sicilia, Lazio, Emilia Romagna. La Sicilia produce un 25% del dato nazionale e la varietà migliore si chiama “Napoletana”, quella che si sbuccia più facilmente.. Vengono vendute perlopiù sui mercati locali anche perché non c’è un sistema imprenditoriale per commercializzarle fuori, cioè confezionate marchiate e spedite. Si tratta per lo più di agricoltori locali che poi vendono nei mercati ortofrutticoli della zona».

– E come va la produzione in Sicilia?

«Qualche coltivazione c’è, per esempio sui Peloritani e sui Nebrodi.  San Piero Patti ad Itala, Fiumedinisi, Mandanici, Antillo, hanno una buona produzione ma , ripeto, non esiste un’organizzazione imprenditoriale che commercializzi la castagna siciliana anche perché si tratta perlopiù di proprietari singoli con estensioni di superfici più o meno ampie. I castagneti non sono nemmeno coltivati è una pianta lasciata andare al naturale. Del resto il castagno non ha bisogno di grossi metodi di coltivazione c’è chi li ha in zone irrigue, ma dalle nostre parti è raro. Alla fine la cura del castagno consiste solo nel radere l’erba intorno all’albero».

Per approfondire leggi anche: LA STORIA: IL PATRIARCA DEL BOSCO

– Cosa deve guardare un consumatore prima di comprarle?

«Il mio consiglio è acquistare dagli agricoltori, informarsi dove si trova l’azienda. Se è alla Piana di Catania dove non ci sono castagneti, qualche dubbio viene. Poi valutare la freschezza, se un frutto è d’importazione è probabile che la buccia non sia di quel marrone lucido brillante come dev’essere. Infine, una volta aperta l’interno del frutto dev’essere duro e croccante. Considerate che se le acquistate per strada dai venditori ambulanti improvvisati, quelle castagne potrebbero essere rubate ed è un danno per il territorio. Curare il castagneto significa pulire, impedire agli incendi di distruggere intere aree boschive, però se sulle castagne non si ha reddito, la prima cosa che fa l’agricoltore è abbandonarle. Salvaguardare l’agricoltura significa salvaguardare il territorio, per questo il mio consiglio è comprare direttamente dai produttori». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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