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«La ricchezza della Sicilia? L’emozione di fave e ricotta»

Di Carmen Greco |

VIZZINI (Catania). «Quanto vale un’emozione? È molto difficile stimarla, ha un valore altissimo, però bisogna vedere se riesci a suscitarla, se riesci a trasmetterla».

Giuseppe Grasso è un propagatore naturale di emozioni, lo fa ogni volta che accoglie i visitatori nella sua azienda agricola a Vizzini, ogni volta che mostra loro le vacche al pascolo, che fa assaggiare ai suoi ospiti la ricotta fresca, che riesce con le sue parole (in italiano, inglese, spagnolo, romeno) a conquistare la fiducia di chi, magari, pensa di “perdere tempo” e conta i minuti per tornare a buttarsi sul letto del resort a cinque stelle. «Arrivano diffidenti, “Ma che dobbiamo fare qui?” – racconta Grasso – e se ne vanno con un sorriso negli occhi che dice tutto».

È questa la nuova “ricchezza” della Sicilia, di chi vive nei piccoli centri, di quegli agricoltori che non si accontentano di vivacchiare con gli aiuti Ue: mostrare al mondo quello che altri non hanno, aprire le porte a quell’autenticità che non si può replicare altrove.

«La prima cosa che dico loro è che non siamo un agriturismo – spiega – non siamo un ristorante, qui non si viene per mangiare. “Voi venite a vedere quello che io e la mia famiglia facciamo ogni giorno, venite per fare un’esperienza”. Poi sì, c’è anche una degustazione, però dopo aver visto il bestiame, aver conosciuto mia moglie, i miei figli, arrivano al cibo già “pieni” di emozioni. Io non li faccio entrare in una sala da ristorante ma a casa mia, è questo il valore aggiunto. I miei collaboratori che fino a poco prima hanno dato il fieno agli animali, si siedono accanto agli ospiti».

Il “core business” dell’azienda è sempre l’allevamento, ma la diversificazione che funziona è proprio quella della “relazione” con il mondo esterno, del comunicare il proprio saper fare. «Ad aprirmi gli occhi è stato un mio vecchio amico Alessandro Costa, che ha studiato negli Usa e a Londra. Quando veniva a trovarmi mi diceva “Tu hai tutti gli ingredienti, ti serve solo la ricetta” e due anni e mezzo fa, mi procurò il mio primo appuntamento con Ciccio Sultano (lo chef stellato di Ragusa ndr). Io non sapevo nemmeno chi fosse. Voleva la mia carne, e andai a trovarlo, non ero nemmeno molto convinto, se non fosse stato per mia moglie me ne sarei andato. Allevatori, commercianti macellai, tantomeno ristoratori, sono compartimenti stagni che non comunicano. Quella prima volta Sultano mi disse che mi concedeva 5 minuti, ma siamo rimasti a parlare un’ora e mezza e due giorni dopo venne a trovarmi in campagna. Capii che dovevo andare più a fondo, ho cominciato a studiare i vari tagli della carne, a capire cosa stavo costruendo, quale fosse l’eredità che mi aveva lasciato mio padre».

Da lì ha preso le mosse il suo secondo lavoro di “anfitrione del lusso naturale”, quel lusso che a noi siciliani passa tutti i giorni davanti agli occhi e che spesso snobbiamo se non deturpiamo: il patrimonio dell’autenticità. «Una signora italoamericana originaria di Sciacca si è commossa davanti al “bollito” che ho preparato perché le ricordava la nonna. Ad un produttore di grano canadese con migliaia di ettari e due varietà coltivate, ho mostrato i chicchi di Tumminia, Margherito, Maiorca, Scorzonera e ho detto che i nostri grani antichi sono ben 52. È rimasto a bocca aperta. Sicuramente il suo modo di produrre non cambierà, ma ha visto che esiste anche una qualità nel lavoro. In Sicilia siamo 50 anni indietro ma oggi, per noi, questo può essere un vantaggio infinito. Laddove gli altri sono andati alla velocità della luce ed hanno costruito grattacieli a Dubai dove vanno gli ignoranti, noi siamo qui a fare il vero turismo culturale. Non solo monumenti e storia ma tradizione e trasmissione di ciò che siamo davvero».

I visitatori arrivano sia tramite i tour operator che inseriscono l’incontro ad AllevaBio (così si chiama l’azienda), nei loro “pacchetti” extralusso, sia con il passaparola. «Fare rete significa dare loro quello che il mio vicino non ha e viceversa – osserva Grasso -. Il resort 5 stelle superior ha un lusso costruito io ho un lusso naturale, ma siamo facce della stessa luna, ci completiamo. I loro turisti che hanno già provato i ristoranti stellati di mezza Europa, poi vengono da me a mangiare le fave e la ricotta di Gino che lavora solo il latte delle sue 200 pecore. Io racconto loro cosa fa Gino e lui non è costretto a svendere la sua ricotta all’unico bar del paese. Se poi incontra l’australiano che impazzisce per la sua “re-cooked”, la ri-cotta, questa, per me, è una figàta immensa. Se noi viviamo in una scatola non vediamo più niente, ma se viene uno da fuori e ti dice “Great!”, “You are the best”, tu allarghi i tuoi orizzonti, inizi davvero a pensare in un’altra maniera».

Twitter: @carmengreco612COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA