Notizie Locali


SEZIONI
°

Archivio

Sindrome sgombroide, che cosa è e come si cura

Di Fabio Russello |

Mai sentito parlare di sindrome sgombroide? Se durante una cena, o poco dopo, cominciamo a sentire prurito, mal di testa, affanno, tachicardia, eritema diffuso del collo e volto (reazione allergica viso rosso), difficilmente metteremo in relazione questi sintomi con il cibo.

Ma se abbiamo mangiato pesce, ci sono pochi dubbi: abbiamo la sindrome sgombroide. Infatti, invece di nausea e mal di pancia, questa particolare intossicazione alimentare dà mal di testa e prurito. A provocare questa reazione è l’ingestione di una sostanza che chiama istamina. La troviamo nei prodotti ittici come risultato della decomposizione dell’istidina, un amminoacido presente nelle specie appartenenti alle famiglie Scombridae e Scomberascidae: tonno, sgombro, sarde, sardine, acciughe (da cui il nome della sindrome). Se la conservazione di questi alimenti non è stata corretta, la decomposizione accelera e si formano grandi quantità di istamina.

L’istamina non è di per se tossica: infatti è già presente nel nostro corpo e gioca un ruolo importante nella regolazione del nostro sistema immunitario. Quando veniamo a contatto con sostanze verso le quali siamo particolarmente sensibilzzati, nel nostro corpo vengono liberate  grosse quantità di istamina che provoca sintomi quali prurito, eruzioni cutanee e difficoltà respiratorie e tachicardia: è in corso una reazione allergica. La sindrome sgombroide, anche se la sostanza “colpevole” provoca gli stessi sintomi di un’allergia,  è invece un’intossicazione alimentare a tutti gli effetti, perché in questo caso l’istamina non è prodotta dal nostro corpo ma dall’alimento deteriorato.

I sintomi della sindrome sgombroide compaiono rapidamente (da pochi minuti a 2-3 ore, in media 90 minuti) dopo l’ingestione dell’alimento e comprendono mal di testa, congiuntive arrossate, bocca che brucia, rossore diffuso della cute, orticaria, nausea, vomito, diarrea e dolori crampiformi addominali. Nelle forme più gravi di sindrome sgombroide, comunque rare, possono insorgere difficoltà respiratorie, palpitazioni, ipotensione e ischemiamiocardica. L’eventuale trattamento in caso di grave intossicazione prevede l’impiego di antistaminici. Solo raramente possono essere necessari broncodilatatori.

Prima di tutto “la catena del freddo”, che conserva  il pesce dal mare alle nostre tavole, deve essere eseguita correttamente. Naturalmente sulla catena del freddo abbiamo poco potere di intervento. A casa nostra, invece, possiamo fare molto: utilizzare borse termiche per il trasporto del pesce dal luogo di acquisto, evitare di ricongelare prodotti scongelati. Bisogna evitare di lasciare a lungo a temperatura ambiente pietanze a base di pesce e prodotti della pesca. Se invece siamo al ristorante, non esitiamo mai a rimandare in cucina qualsiasi piatto di pesce la cui freschezza non ci convince, che si tratti di pesce crudo o cotto.

(da www.ospedaleniguarda.it)COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


Articoli correlati