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“I nostri figli”, Vanessa Incontrada: «Ho pianto sul set. Storia troppo dolorosa»

Di Silvia Di Paola |

Roma – «Mi si spezza il cuore al pensiero della morte di questa ragazza e credo che tutti noi dobbiamo fare la nostra parte per lasciarci tanto orrore alle spalle ed educare le nuove generazioni» dice Vanessa Incontrada. E parla di una donna che non era rimasta in silenzio. Non aveva piegato la testa. E il padre dei suoi figli l’aveva denunciato ben 12 volte. Aveva fatto tutto ciò che poteva per difendersi da quel marito violento. Ma altri non hanno fatto ciò che dovevano. Non l’hanno fermato e lui, Saverio Nolfo, l’ha uccisa. Brutalmente. La storia è quella della siciliana Marianna Manduca e data ottobre 2007.

Nel riquadro Marianna Manduca

Ma la fiction “I nostri figli” diretta da Andrea Porporati (che Rai1 manda domani in prima serata) parte dall’assassinio e punta i riflettori su ciò che accadde dopo ai tre figli della donna che avrebbero potuto perdersi tra istituti vari e che invece si sono salvati e sono rimasti insieme grazie a Carmelo Calì, lontano cugino della Manduca e a sua moglie Paola, la coppia che li ha adottati e che qui è interpretata da Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti.

Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti

Una coppia che aveva già due figli e ha anche cominciato una importate battaglia legale finita dieci anni dopo nel 2017, quando la Corte d’appello di Messina ha stabilito che ci fu dolo e colpa grave nell’inerzia dei pm che non fermarono l’ex marito della Manduca nonostante le reiterate denunce, dando il via al risarcimento ai figli. E se Carmelo Calì oggi, commosso alla presentazione del film, dice che ci ha messo «quattro ore a decidere di adottarli; la forza, la tenacia e l’amore che c’era in casa nostra ci ha fatto andare avanti. Io rifarei tutto ciò che abbiamo fatto dal 2007», la moglie Paola gli fa eco: «Questo tipo di scelta è istintiva, non puoi ragionarci prima. Ho pensato egoisticamente ai miei figli: se fosse successa qualcosa di simile a loro, chi li avrebbe accuditi? Il mio primo pensiero è stato salvare i bambini». E così hanno fatto. Semplicemente. Caricandosi ogni peso sulle spalle. E sorridendo, anche quando veniva loro da piangere.

Lo ha fatto anche Vanessa Incontrada sul set?

«Ma io ho anche pianto, quando ero esasperata»

E cosa è stato più difficile in questo ruolo di mamma di ben cinque figli?

«Ci sono stati momenti davvero dolorosi sul set, per rivivere questa storia assurda che mi ha fatto pensare quanto ancora tutti noi e lo Stato dobbiamo fare per evitare tanta violenza degli uomini sulle donne, quanto ancora tutti dobbiamo lavorare per migliorare noi stessi e costruire un mondo diverso per le nuove generazioni».

Anche lei pensa che si tratti di una storia di due supereroi della quotidianità?

«Sì. al di fuori è difficile dire se io potrei farlo o meno ma non so darmi una risposta. Io mi comporterei come Paola? Nella vita bisogna trovarsi nelle situazioni. Mi sono chiesta più volte cosa ha pensato Paola, quali sono state le sue paure, per esempio per il rapporto tra i figli suoi e quelli “adottati”. Come fai a spiegare ai tuoi figli quello che è successo? È tutto molto complicato. Già sul set gestire cinque bambini non è stato facile, loro sono spontanei ma vivaci e a volte ho pianto».

Ha pianto anche Pasotti?

«No ma tutto questo mi ha aiutato a scendere con i piedi per terra. Prima di incontrare questa coppia, che io considero davvero una coppia di supereroi, pensavo fossero portatori di tristezza e invece sono semplici, solari, diretti e coraggiosi. In un mondo in cui ormai ci si lascia perché uno russa la notte o ha gusti alimentari diversi questa storia mi ha aiutato a capire che la vera unione è quella che ti dà la possibilità di realizzare progetti importanti. Quindi per me incontrare loro è stato fondamentale, mi ha fatto recuperare il senso delle proporzioni nelle cose della vita. Davanti a due supereroi che hanno a che fare con cinque figli e con una tragedia e lo fanno col sorriso, senza lamentarsi, ho guardato la mia vita in modo diverso».

E Vanessa Incontrada che cosa spera che suggerisca questa storia?

“La necessità che le donne denuncino sempre e subito le violenze subite anche dal padre dei loro figli perché resto impietrita davanti al fatto che ancora oggi, anno dopo anno, decine di donne muoiano uccise dai loro compagni, mariti, uomini e, ancora peggio, quando hanno denunciato come nel caso della Manduca e non sono state aiutate in alcun modo. E vorrei anche che storie come questa suggerissero alle donne di non sentirsi in colpa perché è questo troppo spesso il problema. Noi donne ci sentiamo troppo spesso in colpa. Per tutto».

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