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Macchine mortali, il futuro in versione fantasy con tanti richiami alla realtà

Di Francesca Pierleoni |

ROMA – Megalopoli predatrici in movimento e piccole città mobili (tutte chiamate “trazioniste”), in un mondo, tra conquiste e deportazioni, sempre più spogliato di risorse; società classiste nelle quali i reperti “archeologici”, dai vecchi smartphone ai Minions, sono nei musei ma acquistano valore solo quelli che permettono di costruire nuove armi. E’ il futuro steampunk (basato su un mix in costumi e ambientazioni, di tecnologia futuristica e elementi del passato), del 3718, raccontato da Macchine mortali di Cristian Rivers, in sala dal 13 dicembre con Universal. E’ l’adattamento del primo libro, uscito nel 2001, della saga letteraria young adult bestseller (in quattro romanzi, più altri, quattro scritti in seguito come prequel) di Philip Reeve.

Motore del progetto è Peter Jackson (di cui Rivers è stato a lungo collaboratore) che ha acquistato i diritti del libro nel 2009 e dopo aver pensato a lungo di dirigere il film si è ritagliato i ruoli di cosceneggiatore e coproduttore. La storia riecheggia molti capisaldi fantasy e della fantascienza, da Frankenstein a Star Wars, tra padri indegni, figlie ribelli e potentissime armi da distruggere, da Blade Runner a Terminator, passando per Mad Max. Nel cast il duo di giovani protagonisti, Hera Hilmar e Robert Sheehan con Hugo Weaving, la rivelazione Jihae, Leila George, Ronan Raftery e Stephen Lang.

Questa storia post-apocalittica, ambientata oltre 1600 anni dopo la guerra globale (detta “dei 30 minuti”) che ha annientato l’umanità e sconvolto la geografia dei continenti, è stata scritta nel 2001, ben lontana da ogni idea di Brexit, ma ha una premessa che suona oggi molto ironica: la potentissima Londra, con tutti i propri simboli in bella mostra, dai leoni di Nelson alle cabine telefoniche rosse, ha lasciato la Gran Bretagna per trasferirsi in un’Europa sempre più spoglia dove le città mobili da arpionare “ingurgitare” e spogliare di ogni risorsa, sono sempre meno.

Dopo una nuova caccia riuscita, durante la “deportazione” a bordo dei “conquistati”, una misteriosa ragazza, Hester Shaw (Hilmar), nella confusione della folla, tenta di uccidere, in cerca di una vendetta molto personale, uno dei leader, Thaddeus Valentine (Weaving). Gli salva la vita il giovane storico/archeologo, ex aspirante aviatore, Tom (Sheehan), che però, si ritroverà in fuga con Hester e impegnato con i combattenti della Lega Anti- Trazionista guidati da Anna Fang (la cantante e artista visuale sudcoreana Jihae) a combattere Valentine e i suoi spietati piani per distruggere e conquistare, la stanziale Shan-Guo, centro di comando degli Anti-Trazionisti.

Un bailamme che sul grande schermo colpisce, e a tratti, avvince, a livello visivo ma soffre per una narrazione confusa dove non mancano gli stereotipi, pur regalando alcuni personaggi forti, come Anna e Shrike (un bravissimo Stephen Lang), ultimo implacabile e solitario cyborg “Rinato”, creato per distruggere, che colleziona pezzi di bambole e conserva in sé i sentimenti paterni della vita umana passata.

I richiami all’oggi nella storia non mancano, ma Jackson ne ha fatto aggiungere uno ulteriore solo poche settimane fa, introducendo fra le istruzioni audio impartite ai profughi deportati a bordo di Londra, l’annuncio “I bambini potrebbero essere momentaneamente separati dai genitori”, per evocare ciò che sta succedendo negli Usa per la guerra di Trump all’immigrazione clandestina: «Stavamo lavorando al mixing audio e arrivavano quelle notizie orribili su quanto succedeva al confine (Usa-Messico), così abbiamo pensato di aggiungere quel voiceover – ha spiegato Jackson a Uproxx -. Eravamo molto molto arrabbiati e in questo modo volevano dare il nostro commento».

Mondadori, che ha pubblicato il primo volume della saga nel 2004, ne ha fatta uscire una nuova edizione a cui farà seguire nel corso del 2019 gli altri tre volumi.

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