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Sergio Friscia: «Nel mare della Sicilia la mia forza e i miei sogni»

Di Rosa Spampanato |

«Gente di mare che porta nel cuore questo grande fratello blu”, cantavano nel lontano 1987 Umberto Tozzi e un giovanissimo Raf. Brano che devo ammettere ha accompagnato la mia mente durante tutta la chiacchierata con il poliedrico artista siciliano: Sergio Friscia. «Sfortunato chi non riesce a vivere il mare”, mi racconta Sergio, “Il solo fatto di poterlo ammirare, osservarlo anche quando è in tempesta, mi dà un’energia che è un qualcosa di straordinario». Se nel brano di Raf e Tozzi la “gente di mare se ne va dove gli pare e dove non sa”, per Friscia non è stato proprio così. Quando Sergio è andato via dalla sua amata terra, dai suoi affetti e dal suo “grande fratello blu”, ha fatto un enorme sacrificio, in nome del proprio sogno: essere un artista. «La Sicilia – spiega Sergio – è un bellissimo scoglio immerso in un mare cristallino. Quando andrò in pensione voglio comprare una barca e viverci. Vivere e invecchiare guardando il mare credo sia la cosa più bella che possa esserci».

Sbirciando nella sua biografia si legge: “Sergio Friscia: attore, comico, conduttore di tv e radio. In poche parole Sergio è un’artista poliedrico. Ma ciò che mi chiedevo e le chiedo: “Quanti e quali sacrifici in nome dei propri sogni?”

«Il sacrificio più grande è stato lasciare i propri affetti, i propri cari e la propria terra. Chi è nato su un isola come me è particolarmente legato a tutto ciò e non può farne a meno. Mi manca tantissimo la mia terra ma vivendo per lavoro tra Roma e Milano, riesco ad andarci pochissimo. Mi reputo un fortunato, perché vivo di un lavoro che ho sempre voluto fare. Essere un attore, lavorare in radio, fa parte di me del mio Dna. Ho iniziato presto a inseguire il mio sogno ed ora lo sto vivendo».

Una vita lungo un sogno e un sogno lungo una vita, verrebbe da pensare.

«Diciamo che è una vita che lavoro e che vivo il mio sogno. L’anno scorso ad esempio ho festeggiato i 30 anni di carriera. Anni in cui ho sempre cercato di spaziare senza mai ripetermi o accontentarmi. Mi sono sempre messo in gioco, lottando contro chiunque volesse mettere etichette agli artisti».

Si spieghi meglio.

«Dico sempre che se Danny De Vito fosse nato in Italia, avrebbe fatto solo cinepanettoni. Questo perché? Perché molti degli addetti ai lavori tendono ad etichettare l’artista, rinchiudendolo in una categoria. Consideri che per avere un ruolo da cattivo, sono passati quindici anni. Quando feci il killer di Totò Riina ne “Il capo dei capi”, non venni preso in considerazione subito. Mi escludevano perché comico, quindi non mi davano neanche l’opportunità di farlo il provino. Un vizio questo purtroppo tutto italiano».

Se gradino dopo gradino è riuscito ad essere l’artista che tutti noi oggi apprezziamo e ammiriamo, a chi rivolgere il suo ringraziamento per non aver mollato. Da dove arriva la sua forza?

«Il mio pubblico. A lui e solamente vanno i miei pensieri. Mi segue con grande affetto in tutto quello che faccio. Sono loro da sempre la mia forza assoluta. Siamo una squadra. E’ la benzina della mia vita».

Pubblico che ancora oggi la segue in Radio nel programma: “Anna e Sergio quelli della mattina”, in onda su Rds.

«Anna è la regina fatta persona. E’ un’istituzione, ed essere stato promosso in quella fascia oraria(9/12), è come aver avuto una promozione sul campo. Il presidente Montefusco, mi ha dato questa opportunità e sono contento, anche perché abbiamo trovato subito un ottimo feeling».

Feeling che è palesemente evidente anche con la Signora Pettinelli.

«Anna passa sempre per una donna dal carattere molto dominante e forte. Quando mi chiedono come mai andiamo così d’accordo, mi diverto sempre a rispondere: “Guarda, è facile, io sono assolutamente libero di fare tutto quello che vuole lei. Così problemi non ne abbiamo”. Scherzi a parte, sono stato accolto benissimo. Quando sono arrivato ho chiesto chiesi ad Anna di indicarmi come e quando preferiva che intervenissi, e lei togliendosi le cuffie mi ha detto: “Fai quello che c…o vuoi”. Ecco lì ho capito di avere la sua stima».

Il pubblico che la segue è molto vasto. Tra le tante persone che apprezzano il suo lavoro c’è anche quello Siciliano. Ma come si racconta La Sicilia e il suo mare a “Noi prigionieri di queste grandi città”?

«La Sicilia è uno scoglio. E’ un bellissimo scoglio immerso in un mare cristallino. Sono sempre stato amante del mare e sono cresciuto in questa meraviglia. Da subito ho capito che l’acqua era il mio elemento, perché riesce a trasmettermi un benessere materno; come se tornassi ad uno stato embrionale e riuscissi a percepire quelle sensazioni. Sfortunato chi non può viverci, perché il solo guardarlo e ascoltarlo come se fosse una musica, riesce a farmi staccare la spina dallo stress quotidiano, permettendomi di essere più creativo».

Carl Gustav Jung, sosteneva che “il mare è come la Musica, contiene e suscita tutti i sogni dell’anima”.

«Il mare e la musica sono per me due aspetti fondamentali nella mia vita. Entrambi riescono a condurmi in un viaggio emozionale e molte delle mie creazioni nascono appunto mentre sono in viaggio. Amo partire la notte, con la musica che va e che accompagna i miei pensieri. Quelli sono i momenti in cui riesco davvero a staccare e ad allontanarmi da tutto e tutti».

“Partire quando dorme la città”, cantava Laura Pausini.

«Esattamente, sono pienamente d’accordo con lei. Ottima citazione rende davvero l’idea. Anche se la mia colonna sonora la rivedo in James Taylor. Lui è uno di quelli che quando canta non urla mai, e ha una voce che ti dà serenità».

Quindi abbiamo un bel viaggio (magari verso la Sicilia), una bella canzone in sottofondo e il mare che ci fa da sfondo.

«Meraviglioso. Non desidero altro».

Prima di augurarle buon viaggio, mi tolga una curiosità. Durante un suo provino con Gianni Boncompagni, lui le disse: “Insomma lei ha aperto un ristorante su Marte?”. Quel ristorante (mi chiedo oggi), l’ha più aperto?

«Quel ristorante su Marte (sorride, ndr), è la mia legge di vita. La mia scuola di pensiero, che ogni giorno mi sprona a creare e a ricercare (in ciò che mi circonda) la fantasia. Così dove le persone comuni vedono una semplice domanda, io riesco ad andare oltre, creando cosi in pochi minuti una battuta. Ancora oggi sono grato a Gianni, perché per me è stato fondamentale. Personalmente sono molto legato a personaggi come Corrado e Boncompagni, perché è proprio da loro che io traggo ispirazione nelle mie conduzioni. Sono convinto che quando le cose nascano dalla verità poi durino nel tempo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA