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L'EDITORIALE

L’irresistibile occasione di essere Italia, da Bolzano a Capo Passero

Di Antonello Piraneo |

Dunque, nel solco tracciato a Messina giusto 65 anni fa, l’Europa ha finalmente cominciato a ragionare da Unione Europea. E a cogliere la tragica occasione della pandemia per darsi e dare una svolta, con interventi poderosi per evitare il tracollo di metà del continente. “Irripetibile” è il termine che viene accostato a quanto deciso a Bruxelles e messo sul tavolo della trattativa con i “falchi” divenuti “frugali” nel gergo giornalistico che cerca una sintesi a tutto, anche ai distinguo. L’Ue ha sostanzialmente allentato, meglio aperto i cordoni della borsa, dando facoltà di spesa ai Paesi membri, prioritariamente a quelli in maggiore difficoltà. Non a caso l’Italia avrà una percentuale dei fondi previsti superiore al proprio peso in termini economici e demografici.

L’Italia soffre di una crisi – aggravata dal coronavirus – più grave, diversa da quella di altre nazioni: perché oggi si è fermata la locomotiva lombardo-padana, ma soprattutto perché l’Italia si trascina l’eterna questione meridionale.

Allora l’occasione è davvero irripetibile, per l’Italia tutta non solo per il Sud. E tocca al Mezzogiorno mostrarsi finalmente credibile, senza che muova la leva del rivendicazionismo e senza cappello in mano. Questa fase storica non può essere liquidata col solito e stucchevole duello tra Nord e Sud, su quanto spetta a me e quanto a te. Anche perché per noi sarebbe una partita a perdere: siamo brutti sporchi e cattivi, a volte per convenzione, altre volte perché ce lo meritiamo. 

Serve far capire a tutti che davvero l’Italia riparte se riparte tutta insieme, un treno che non abbia più eleganti vagoni letto in testa e in coda maleodoranti treni merci. Da Napoli in giù siamo un mercato di consumo enorme, per tutti: se qui non si hanno soldi da spendere non giova a nessuno, neanche a Stoccolma, figurarsi in Brianza.

Morale: urge avere una visione di Paese, da Bolzano a Capo Passero. La maxitorta europea va ripartita secondo fette non geografiche ma progettuali, seguendo le linee guida dateci dall’Unione. Non si mettano pezze qua e là, non si pensi a ridurre le tasse facendo sponda con parte di questi 172 miliardi in arrivo dal 2021 – le tasse vanno ridotte, ma con una strutturata e non emotiva riforma fiscale che muova le mosse dal principio di equità – non si sviliscano queste risorse immense (equivalenti a sette-otto Finanziarie) per farle finire in rivoli di incentivi, di sprechi, di clientele e di ruberie. Si investa. E basta.

Le tre direttrici sono: ambiente, digitale, innovazione. Giustappunto, sono voci che ci riguardano da vicino, perché la Sicilia è naturaliter culla di fonti energetiche pulite e dobbiamo rigenerare le nostre città, perché siamo altrettanto naturalmente crocevia per far connettere mondi ed economie diverse, perché non c’è nulla di più innovativo che realizzare quelle infrastrutture che al Sud mancano da sempre.

Portare l’alta velocità almeno sino a Reggio Calabria (senza spingersi a dire sino al porto hub di Augusta, come pure sarebbe opportuno) avrebbe una spinta innovatrice formidabile. Facciamo quattro conti: tra Salerno e la punta dello Stivale ci sono circa 450 Km, per ognuno dei quali l’alta velocità costa 50 milioni, all’ingrosso servono 25 miliardi per rendere più corto il Paese, renderlo più attrattivo per chi lo guarda da Sud e da Est ma anche da Nord. Il Ponte è altra questione, tra fideisti e agnostici lambisce ragioni filosofiche e ideologiche e finirebbe, senza entrare nel merito, per bloccare tutto. E non possiamo permetterci di perdere tempo.

Ecco, il tempo. Insieme con “irripetibile” è “efficienza” l’altro termine accostato alla svolta europea. Il secondo tempo di questa partita si gioca su questo campo minato per un Paese in bilico tra infiniti contenziosi e malandrine scorciatoie, la via di mezzo della trasparenza percorsa di rado, schivata da politici, grand commis e burocrati, ben attenti a lasciare nei cassetti le leggi in materia. Per ignavia o complicità, fate voi.

Banalmente, dobbiamo essere “irripetibilmente efficienti”. Tutti, da Bolzano a Capo Passero. Altrimenti ben venga la troika a commissariarci, ben vengano i “frugali” a dirci come si fa, ben venga chiunque sappia non farci perdere questa occasione per rendere meno fragile il lavoro e il futuro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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