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Catania e quella fascia maledetta da oltre vent’anni: la città tradita

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – Una città ripiegata su se stessa, amareggiata, disillusa, offesa, invecchiata, anarchica, spesso incivile, degradata… Non ci sono aggettivi che tengono per descrivere Catania, città risorta dalla lava per nove volte che però una classe dirigente spesso svogliata, per non dire anche disinteressata, ha affossato nel corso degli ultimi anni per la decima volta forse per l’incapacità o la poca voglia di adottare scelte forti, riforme e azioni chiare, senza mai un serio progetto di città che fin qui ha stentato a decollare e non certo per mancanze dell’ultimo sindaco Salvo Pogliese, insediatosi quando ormai il disastro economico si era materializzato.

Ma anche lui ha stentato davanti a una mole di debiti pari a un miliardo e mezzo di euro e alla fine è scivolato, qualche giorno fa, sulla buccia di banana del processo per le spese pazze all’Ars che gli impedirà per i prossimi 18 mesi di procedere nel lento e difficile risanamento della città.

Ma quella che oggi appare chiara, a distanza di due giorni dalla sospensione dalla carica del sindaco, disposta dal prefetto in ottemperanza della legge Severino, è la consapevolezza che da oltre 20 anni chi accede al Comune con la fascia tricolore rischia di scottarsi seriamente, di finire per tritacarne e sotto i riflettori della giustizia.

Tutto prese il via durante la seconda sindacatura dell’ex sindaco Umberto Scapagnini, eccellente farmacologo ma in materia amministrativa “distratto” dalle tante azioni da dovere portare avanti e forse da alcuni amministratori che pensavano più ad azioni clientelari che al bene comune. E infatti anche i suoi Poteri speciali che cambiarono il volto della città hanno prodotto una moltitudine di debiti fuori bilancio, che accumulatisi ai mutui contratti sia dalla amministrazione Scapagnini che dalla precedente di Enzo Bianco per coprire i disavanzi Amt (allora questo era concesso dallo Stato) hanno creato la prima voragine dei conti, e un provvedimento giudiziario e il processo a carico di Scapagnini e della sua Giunta.

Poi arrivò a palazzo l’ex primo cittadino Raffaele Stancanelli, accolto dallo sversamento dei cassonetti dei rifiuti in piazza Duomo dei dipendenti del servizio rifiuti senza stipendio. Fu un periodo buio, nel vero senso della parola, perché in molte strade mancava la luce. E a nulla potè il prestito a fondo perduto di Berlusconi alla città di 140 milioni di euro. La voragine era talmente enorme che anche allora si dovette ricorrere a un piano di risanamento approvato quando però arrivò in Comune il sindaco Enzo Bianco. Allora anche Stancanelli finì sotto la lente giudiziaria con richiesta di rinvio a giudizio, ma prosciogliento davanti al gup.

La vicenda Bianco è ormai roba recente. L’ex sindaco il 10 settembre comparirà con la sua giunta davanti al Gup che dovrà decidere se rinviarlo a giudizio per i bilanci falsificati tra l 2013 e il 2018. Tre giorni fa l’ex sindaco della “primavera” è comparso davanti al giudice della Corte dei conti in merito alla richiesta di interdizione dai pubblici uffici per 10 anni formulata dalla magistratura contabile. Il giudice si è riservato di emettere la sentenza entro 60 giorni. Ora a palazzo c’è l’ex vicesindaco Roberto Bonaccorsi che dovrà faticare non soltanto con i cittadini ma anche con la sua maggioranza che in passato ha storto il naso per la sua nomina.

Ma non è soltanto il Comune a soffrire. C’è una città piegata dalla crisi economica, con ampie sacche di povertà che si stanno ingigantendo per l’emergenza Covid. Una città che per metà non paga le tasse, che vive alle spalle degli onesti, che non rispetta alcuna regola. Una città che non riesce a portare sino in fondo le grandi opere. L’unica che dopo 20 anni sta andando avanti è la realizzazione della nuova Cittadella giudiziaria. Fermo il risanamento di corso dei Martiri come la consegna dell’ex Palazzo di cemento a Librino, per non parlare dei parcheggi ancora sulla carta, oppure del waterfront al lungomare. Anche buona parte della classe imprenditoriale è stata coinvolta in inchieste giudiziarie. Tanto per ricordare alcune vicende, il gruppo Costanzo-Bosco con la Tecnis, azienda leader in Italia nelle costruzioni, oppure il caso Ciancio e, infine, il crollo dell’impero dei rifiuti dei Leonardi che, “stile Scarface”, si erano anche permessi il lusso di sotterrare alcuni fusti con un milione di euro in contanti.

Vicende forse che solo a Catania possono capitare. Una Catania dalle mille contraddizioni, mille amarezze e mille disillusioni. Come la mancanza di una classe culturale che possa rievocare i lustri del passato, con una Università ancora scossa dall’inchiesta che vide nel mirino l’ex Rettore e molti illustri professori. Insomma una Catania maledetta e allo stesso tempo bellissima, ma con i suoi monumenti e siti a singhiozzo, talvolta aperti e a volte no. Ma ci chiediamo: arriverà mai un nuovo Federico II a salvarla?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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