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"La ruota gira", Simona Campanella racconta la Sicilia autentica nel suo esordio narrativo

Redazione La Sicilia

13 Giugno 2025, 16:56

"La ruota gira", Simona Campanella racconta la Sicilia autentica nel suo esordio narrativo

Nel panorama della narrativa contemporanea, spesso improntata all’evasione e alla leggerezza, Simona Campanella sceglie il coraggio della realtà. La sua è una voce fuori dal coro, capace di incidere nel lettore con parole dense, asciutte, autentiche. In un’intervista esclusiva rilasciata a Nicola Digiugno per IL NISSENO.com, blog e social community, l'autrice racconta il suo esordio letterario con il racconto "La ruota gira", ambientato in una Sicilia vissuta, concreta, spogliata da ogni folclore stereotipato. Una Sicilia dove la dignità convive col dolore, e la speranza si misura nella capacità di resistere, più che di sognare.

Ex avvocato, Campanella ha lasciato la toga per inseguire un sogno d’infanzia: scrivere. Una decisione maturata nel tempo, mai impulsiva, ma profondamente consapevole. «Da piccola – rivela – sognavo di scrivere, ma anche di diventare avvocato. Ho realizzato entrambe le cose, ma oggi sento che la scrittura è il mio linguaggio più autentico». Il racconto d’esordio è nato all’interno di un laboratorio letterario, come esercizio narrativo, ma si è presto trasformato in un vero e proprio atto di verità. La ruota gira si presenta come un testo crudo, scritto in dialetto siciliano, lontano da ogni concessione al sentimentalismo.

Attraverso le storie di personaggi come Anna, una madre sola e coraggiosa che lotta contro le ingiustizie quotidiane per garantire un futuro alla figlia, o Gianni, emblema di un privilegio cinico e immeritato, Campanella affronta tematiche profonde e universali: il dolore sociale, la maternità, la povertà, l’ingiustizia sistemica. Il dialetto siciliano non è solo una scelta stilistica, ma un atto culturale: è la lingua delle radici, della verità nuda, quella che non ha paura di sporcarsi le mani.

«Non credo nella fortuna», afferma Campanella. «Credo nella fatica, nella provvidenza, nella capacità dell’essere umano di resistere e reinventarsi». La sua narrazione è dunque anche un rifiuto del mito meritocratico moderno, che spesso premia chi ha già tutto e ignora chi lotta ogni giorno per sopravvivere. La ruota del destino, come suggerisce il titolo, gira. Ma non sempre nel verso giusto.

Con uno stile secco e diretto, la scrittura di Campanella si distingue per il suo realismo tagliente, privo di mediazioni consolatorie. Il racconto si chiude con un finale amaro, ma potentissimo, che scuote il lettore e lo costringe a riflettere. «Quanto tempo sprechiamo per ciò che è futile – si chiede l’autrice – mentre trascuriamo ciò che davvero conta?». Una domanda che, nel vuoto ipnotico della modernità, resta sospesa come un monito.

Simona Campanella non si ferma qui. Dopo il successo del suo racconto d’esordio, è già al lavoro su nuovi progetti. L’imminente uscita del suo secondo racconto anticipa l’avvio di un percorso narrativo più ampio: il suo primo romanzo. Un progetto ambizioso, che promette di approfondire ulteriormente i temi a lei cari, esplorando nuove sfumature dell’animo umano e della società contemporanea.

Il talento di Campanella si colloca nella tradizione del realismo sociale, ma con una voce inconfondibilmente personale. La sua è una letteratura che non addolcisce, ma illumina. Che non offre risposte facili, ma pone domande scomode. E, soprattutto, che restituisce alla narrativa italiana un’urgenza espressiva troppo spesso dimenticata: quella di raccontare il reale, anche quando fa male.