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Coronavirus: in Sicilia è scontro sui tamponi, laboratori privati in attesa dell’ok

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – Questione tamponi, si infiamma la polemica a tal punto che l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha fatto rispondere ai medici un componente del comitato scientifico. «In relazione alle notizie di stampa che attribuiscono un valore centrale all’accertamento di positività per i pazienti sintomatici va evidenziato che il principale metodo, anche nel paziente Covid-19, è la valutazione clinica. Il tampone semmai ha la funzione di accertare, dal punto di vista virologico, ciò che è stato valutato dalla anamnesi».

Lo chiarisce Francesco Vitale, professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva presso l’Università degli studi di Palermo e componente del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza Coronavirus, che aggiunge: «Il tampone raccoglie materiale dalle fosse nasali e dall’orofaringe che viene esaminato in laboratorio per la ricerca della presenza di vari microrganismi tra cui i virus. Il processo si articola in una serie di azioni che, per ogni campione, vengono sviluppate in un arco temporale di circa quattro ore. Nello specifico, dalla fase di accettazione a quella di inattivazione dell’eventuale virus presente, con un tampone di lisi, occorrono circa 30-40 minuti. Successivamente il processo prevede la fase di estrazione, della durata di circa 70 minuti, che contempla l’utilizzo di vari reagenti chimici che provvedono all’estrazione degli acidi nucleici virali. Segue poi l’ulteriore procedimento di assemblaggio in una piastra (da circa 30 campioni in doppio) in cui vari reagenti mescolati producono una reazione di retro trascrizione. Tale fase si sviluppa in circa 60 minuti. Nell’ultima fase, cioè l’amplificazione, viene creata in laboratorio una reazione polimerasica a catena che evidenzia ed amplifica l’eventuale presenza del virus rendendolo visibile: servono circa 90 minuti. A questa tempistica si aggiunge, ovviamente, l’ulteriore verifica dell’attendibilità dei risultati ottenuti durante l’analisi in laboratorio».

«Va inoltre chiarito – conclude la nota del docente del comitato scientifico – che i tempi di consegna dei risultati possono variare in base al numero di campioni che vengono processati andando dalle 4-5 ore fino ad alcuni giorni. Basti pensare che, come prevedono la Circolare ministeriale n 9480 e seguenti, nei laboratori autorizzati nel territorio italiano viene data priorità ai campioni effettuati sul personale sanitario e delle forze dell’ordine per i quali si richiede uno sviluppo dei risultati entro un tempo massimo di 36 ore».

Questa la spiegazione dell’organismo voluto dal governatore e dall’assessore alla Salute. Molti medici in prima linea, però, non la pensano così. Un medico catanese da noi intervistato ha spiegato che proprio il ritardo nella consegna dei referti dei tamponi che arrivano in reparto anche dopo 24 ore e addirittura talvolta anche dopo mettono a rischio anche i sospetti covid che poi risultano negativi perché non si hanno gli spazi necessari per poterli tenere in sicurezza in pronto soccorso visto e considerato che i reparti di «malattie infettive non accettano malati Covid se non dietro accertamento di positività. Ma allora in quel lasso di tempo che intercorre questi malati sensibili dove vanno messi? Cii sono i pre triage, ma se il numero dei sospetti dovesse aumentare all’improvviso sarebbe il caos…

Stesso discorso sostenuto anche dai medici di famiglia per le tante persone anziane che necessitano di verifiche in casa e spesso attendono giorni e giorni per un controllo e un tampone.

La Regione ha annunciato il bando per autorizzare i laboratori privati a fare i tamponi per i Covid-19 e ieri lo ha emanato, ma il bando scade oggi e in molti laboratori non è arrivata ma finora nessuna comunciazione ufficiale. Nell’avviso si chiede alle strutture di specificare da subito il tipo ed il costo del tampone che utilizzeranno.

In una nota i deputati Ars Marianna Caronia, Giovanni Bulla e Antonio Catalfamo (Lega), Luisa Lantieri e Giuseppe Gennuso (Ora Sicilia), Carmelo Pullara e Giuseppe Compagnone (Popolari-Autonomisti) e Stefano Pellegrino (Forza Italia) sottolineano che  «il risultato rischia dunque di essere opposto a quello desiderato, con interi territori provinciali che resteranno scoperti dalla possibilità di avere esami diffusi e rapidi – aggiungono i deputati -Senza volere alimentare critiche, ci permettiamo di suggerire di rivedere i contenuti dell’avviso perché lo stesso non abbia una scadenza temporale, quindi ad aggiornamento continuo, mettendo in condizione tutte le strutture presenti sul territorio, che ne abbiano le condizioni tecnico/scientifiche, di poter dare manforte in un momento senza precedenti, nel quale la velocità di accertamento del contagio è la vera arma per sconfiggere il virus, salvando la vita dell’interessato ed al contempo limita».

Anche per l’Anci Sicilia «dotare l’Isola di una maggiore capacità di effettuare ed elaborare i tamponi è un’esigenza primaria per arginare il contagio – continua Orlando – e un attento screening dei potenziali soggetti a rischio, anche asintomatici, è certamente una delle misure necessarie a contenere questa devastante pandemia». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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