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E ora la Regione studia come evitare l’ondata di ritorno nella fase 2

Di Redazione |

CATANIA – Prima di tutto i cantieri pubblici. «Se a Genova stanno continuando a lavorare sul ponte Morandi, non vedo perché in Sicilia debbano restare bloccati i cantieri di strade e ferrovie». Nello Musumeci, ormai da giorni, continua a ripetere la priorità della “fase 2” siciliana. Con in testa una scadenza che potrebbe arrivare già la prossima settimana, ben prima della fine del lockdown che la Regione ha allineato al fatidico 3 maggio finora indicato da Palazzo Chigi. E poi, «progressivamente», verrà il turno di «altre attività», ma Palazzo d’Orléans tiene a precisare che «bisogna guardare con molta attenzione alle specificità e alle particolarità» del contesto siciliano. E ciò significa tessuto economico, con un occhio ad alcuni comparti in particolare; non soltanto in materia di Pil regionale e di effetti della crisi, ma soprattutto – visto che si parla di riaperture e di potenziali nuovi rischi di contagi – alle «condizioni strutturali di lavoro».

Con questi presupposti, finora accennati nei vertici più recenti, il governatore ha assegnato un compito per casa al comitato tecnico-scientifico che lo affianca nella gestione dell’emergenza coronavirus. Tema: «Quali strategie adottare per il graduale ritorno ad una più normale vita quotidiana». Lo svolgimento, adesso, tocca ai “saggi” della Regione. Ai quali Musumeci ha ufficialmente chiesto «un parere in ordine agli scenari progressivi di fine lockdown nell’Isola». Nella lettera, come si apprende da una nota del portavoce, il governatore richiama la “Cabina di regia” varata dal governo nazionale di cui lui stesso fa parte.

Musumeci ricorda al comitato quanto «sia indispensabile accompagnare scelte e proposte con una preventiva valutazione di ordine tecnico-scientifico» proprio per avere «una interlocuzione consapevole con lo Stato». Il presidente della Regione riconosce che la scelta – «da dove ripartire e in quali tempi» – «non è facile», per questo è «necessario, direi forse indispensabile, che essa sia accompagnata da una strategia sostenuta da basi scientifiche e che individui una gradualità capace di tenere in considerazione il diritto di ciascun cittadino e di ciascun lavoratore, alla sicurezza sotto il profilo sanitario».

Una scelta concordata con l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, per il quale «è necessario avere già uno sguardo proiettato al futuro che sia supportato da evidenze scientifiche. In questo momento, per usare una metafora automobilistica, è come se fosse entrata in pista una safety-car. Siamo tutti desiderosi di ripartire, o meglio ricominciare, ma dobbiamo capire come e quando, ma soprattutto farci trovare preparati. Tuttavia, oggi più che mai, ricordo che è fondamentale continuare a rispettare le regole».

Una lista di attività. E l’annesso calendario con le date progressive dell’eventuale ripresa. Si comincia a lavorare, con perplessità che emergono, anche dal comitato scientifico, sul teorema “stessa spiaggia, stesso mare”: si ipotizza un inizio ritardato delle attività balneari, ma anche una serie di forti restrizioni in estate.

E poi i due tormentoni del Covid-19. I saggi dovranno pure indicare, nella strategia regionale della “fase 2”, il ruolo di tamponi e mascherine. Quasi scontato l’obbligo di quest’ultime nei luoghi pubblici anche all’aperto, Musumeci pensa a una «distribuzione gratuita per una fascia quanto più ampia di siciliani».

Infine, i test. Confermata la progressiva somministrazione di esami sierologici “quantitativi” a tutto il personale sanitario (anche grazie all’acquisto di migliaia di kit e al reclutamento di decine di laboratori privati convenzionati), Musumeci e Razza chiedono al comitato tecnico-scientifico anche un parere sull’ipotesi di estendere le verifiche sull’eventuale positività ad altre fasce: a i lavoratori a contatto con il pubblico, innanzitutto. I test di massa per tutti i cittadini, per una questione di costi e di logistica, restano per ora solo un sogno nel cassetto del governo regionale. Ma un significativo esperimento sarà compiuto con i esami al sangue “qualitativi” sugli anticorpi da somministrare a «un target della popolazione» nei quattro piccoli comuni (Agira, Salemi, Troina e Villafrati) dichiarati “zone rosse”.   

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