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Tamponi coronavirus, in Sicilia ancora troppo pochi: è penultima in Italia

Di Redazione |

ROMA – E’ giungla tamponi nella Fase 2: sono troppo pochi e c’è una forte variabilità regionale. E’ quanto denuncia la Fondazione Gimbe secondo cui la media nazionale è di 88 al giorno per 100.000 abitanti ma 1/3 è di controllo (test ripetuti su uno stesso soggetto per verificare la guarigione).

Nella classifica la più virtuosa è la provincia Autonoma di Trento con 222 tamponi al giorno ogni 100.000 abitanti, anche se poi solo il 46.7% è diagnostico. La Lombardia ne fa 99, la metà (46.6%) di controllo. La Sicilia, nemmeno a dirlo, è in fondo alla graduatoria, nella zona rossa, penultima regione d’Italia, anche se la maglia nera spetta alla Puglia con 37 test ogni 100.000 abitanti e quasi totalmente (98%) diagnostici. 

La media siciliana è di 46 tamponi al dì (sempre ogni 100mila abitanti), dietro alla Campania (47), alla Calabria (52) e alla Sardegna (53).  Alta invece  la media dei test effettuati al giorno in Sicilia: 2.284, ma sempre troppo pochi rispetto alla popolazione. Alta (85,9) anche la percentuale dei tamponi diagnostici, quelli utilizzati per ricercare nuovi possibili casi al di fuori dei controlli messi in campo per confermare la guarigione virologica o per altre necessità di ripetere il test.

«Le nostre analisi sono state effettuate sugli ultimi 14 giorni – afferma il Presidente Nino Cartabellotta – e forniscono tre incontrovertibili evidenze. Si conferma che circa 1/3 dei tamponi sono “di controllo” e che il numero di tamponi per 100.000 abitanti/die è molto esiguo rispetto alla massiccia attività di test necessaria nella fase 2. Infine esistono notevoli variabilità regionali sia sulla propensione all’esecuzione dei tamponi, sia rispetto alla percentuale di tamponi “diagnostici”».

In quest’ottica le “virtuose” regioni del nord scendono nella classifica. Al terzo posto, per esempio c’è la provincia autonoma di Bolzano. Ma dei 170 tamponi per 100.000 abitanti effettuati di media giornaliera, in realtà solo 63 test sono diagnosici. La maglia nera della classifica dei test diagnostici va alla Campania: ha eseguito di media 47 test di cui appena 12 sono nuove diagnosi (25.3%).

Alla luce di questi dati la Fondazione Gimbe da un lato «richiama tutte le Regioni a implementare l’estensione dei tamponi diagnostici, dall’altro chiede al Ministero della Salute di inserire tra gli indicatori di monitoraggio della fase 2 un minimo di almeno 250 tamponi diagnostici al giorno per 100.000 abitanti».

Il numero dei nuovi casi è, infatti, influenzato dal numero dei tamponi diagnostici eseguiti dalle Regioni e quindi è soggetto a possibili distorsioni. «Il Governo – sottolinea Cartabellotta – oltre a favorire le strategie di testing, deve neutralizzare comportamenti opportunistici delle Regioni finalizzati a ridurre la diagnosi di un numero troppo elevato di nuovi casi che, in base agli algoritmi attuali, aumenterebbe il rischio di nuovi lockdown».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA