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Coronavirus, in Sicilia né contagi né morti In Italia 192 casi, Tso per chi rifiuta cure?

Di Redazione |

Nessun nuovo positivo e nessun morto. E’ questo il dato che la Regione ha trasmesso alla protezione civile nazionale. Al momento restano ricoverate solo 15 persone e solo 2 in terapia intensiva, mentre dei 138 malati attuali, 123 sono in isolamento a casa. I guariti sono 2674.

Si ferma la corsa dei contagi anche in Italia: 192 nuovi positivi a fronte dei 235 di ieri, con sette persone che hanno perso la vita ( sabato 21). In molti dei nuovi casi c’è un comun denominatore: il virus è di rientro, contratto all’estero e trasportato a casa nostra. Si tratta di persone positive, soprattutto lavoratori stranieri, che fanno rientro in Italia, il più delle volte da paesi extra Schengen dove l’epidemia non è sotto controllo. Un campanello d’allarme che ha costretto ai ripari, con il governatore della Toscana Enrico Rossi che ha stabilito il ricovero obbligatorio nei covid hotel per i contagiati che vivono nel sovraffollamento, e da domani a Roma partono i tamponi a tappeto per la comunità del Bangladesh dove il virus dilaga.

Dopo il caso dell’imprenditore veneto ricoverato a Vicenza in condizioni gravi ma stabili dopo aver in un primo tempo rifiutato le cure nonostante evidenti sintomi di Covid, alle sue spalle una scia di 5 contagiati e 89 persone in isolamento, anche il ministro della Salute Roberto Speranza – sollecitato dal governatore Luca Zaia – sta riflettendo sui trattamenti sanitari obbligatori. Per ora le norme anticontagio puniscono chi non rispetta la quarantena o diffonde il virus, non chi rifiuta di curarsi. E’ dunque al lavoro l’ufficio legislativo del ministro Speranza per verificare il quadro normativo sui Tso. L’obiettivo è quello di studiare una norma più stringente per la tutela contro il Covid dopo il caso del focolaio veneto. «Sto valutando con il mio ufficio legislativo – ha spiegato Speranza – l’ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa». Parere favorevole viene da Andrea Crisanti, il professore di microbiologia dell’Università di Padova tra i primi a capire la gravità dell’epidemia e a fare muro. «Ogni volta che si mette in pericolo la salute degli altri prevale il bene pubblico, quindi – sostiene Crisanti parlando a SkyTg24 – penso che il Trattamento sanitario obbligatorio in questi casi debba essere necessario, estenderlo al caso del Covid non è una cosa negativa». Lo scienziato prevede che tra ottobre e novembre i focolai si intensificheranno e ricorda che «l’Italia non è in una bolla: questa settimana ci sono stati in media circa 200mila casi al giorno nel mondo. È chiaro che siamo esposti a un contagio di rientro o alla riattivazione di focolai di trasmissione che non è stata completamente eliminata». Sulla stessa scia è Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani che, intervistato dal Corriere, chiede «una grande attenzione a porti, aeroporti e stazioni. Occorre fare i tamponi a tutti i passeggeri provenienti da Paesi nei quali il virus è in crescita. Non basta rilevare la temperatura o l’autocertificazione». Con uno sguardo dall’alto e il pensiero rivolto ai drammatici mesi del lockdown, dal massiccio della Presolana, il vescovo di Bergamo Francesco Beschi ha celebrato una messa per ricordare le tante vittime della città straziata dal virus e ha invocato la protezione sui cittadini bergamaschi e lombardi ancora in lotta contro il Covid.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA