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A Catania paura per i nuovi focolai di Covid: «Positivi sono usciti da casa»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania torna ad essere epicentro della diffusione del Covid in Sicilia. Dalle autorità regionali giunge comunque il messaggio che non c’è alcuna preoccupazione immediata tale da indurre ad adottare provvedimenti drastici, almeno per il momento, ma è necessario dire le cose come stanno ed avvertire i catanesi che il loro comportamento fuori dalle regole rischia di essere un boomerang che potrebbe portare a nuovi drastici provvedimenti che a quel punto sarebbero disastrosi non solo dal punto di vista sanitario, ma soprattutto dal punto di vista economico.

Gli ultimi dati che provengono da Catania non fanno stare tranquilli né l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, né il commissario regionale Covid dell’Asp, Pino Liberti che ha il polso della situazione territoriale attraverso le Usca, le unità territoriali di medici e infermieri. Gli ultimi tre casi accertati appena la notte scorsa sembra siano tutti tra la cerchia di persone che hanno avuto contatti con i due cluster familiari individuati nei giorni scorsi.

Al momento sono ventuno i cittadini positivi nel territorio della provincia di Catania e 113 persone in isolamento domiciliare fiduciario. Tutti dati in aumento. Sono i numeri dell’azione di contact tracking condotta dai sanitari dell’Asp di Catania ed illustrati dall’assessore Razza che ha voluto incontrare i giornalisti proprio per fare il punto della situazione.

E’ chiaro che una conferenza stampa indetta all’improvviso evidenzia che la situazione catanese sta evolvendo in senso negativo rispetto al resto dell’isola e per questo bisogna inviare un messaggio forte e chiaro ai cittadini e soprattutto a coloro che con strafottenza rischiano di essere veicoli di contagio.

L’esponente del governo Musumeci ha precisato che «larga parte dei soggetti positivi sono riconducibili perlopiù a due cluster familiari, individuati nel comune capoluogo e nell’area della cittadina di Misterbianco, che hanno avuto origine da contatti extraregionali». Si tratta dei focolai di Cibali e di Misterbianco. Dei 21 pazienti positivi, sei si trovano ricoverati nel plesso dedicato al Covid-19 dell’ospedale San Marco di Catania, l’unico reparto che ancora oggi ospita malati di coronavirus. Uno di loro è in ventilazione assistita mediante casco C.PAP, che è considerato l’anticamera della terapia intensiva.

Razza, in particolare, ha voluto richiamare ancora una volta l’attenzione sul rispetto delle regole soprattutto nel territorio catanese alla luce della situazione nelle altre province siciliane dove non si registrano incrementi significativi nei contagi, un trend che consente alla Sicilia di attestarsi tra le regioni con un basso livello di trasmissione del virus.

«Noi lo abbiamo detto nei giorni scorsi: guai a chi pensa che l’epidemia sia conclusa, guai a pensare che il virus non sia circolante – ha affermato l’assessore alla Salute -. Per questo è fondamentale tenere fede a tutte le indicazioni. Ciascuno di noi deve comprendere che, in questa fase di ripartenza delle attività essenziali e dell’economia, non ci possiamo permettere una nuova chiusura e anche arrivare a circoscrivere alcune aree come zone rosse. Per questo ricordo l’opportunità e la necessità di indossare la mascherina e mantenere un distanziamento idoneo».

Incalzato dai giornalisti l’assessore si è soffermato su un particolare di non poco conto, quello dell’isolamento fiduciario delle 113 persone che al momento sono ancora sottoposte a tamponamento da parte delle Usca e per questo devono attendere il risultato a casa. Razza ha detto chiaramente che il controllo di queste persone è un punto nodale per il contenimento della pandemia: «I cittadini che sono in isolamento devono stare a casa – ha spiegato -. Le Usca hanno manifestato con preoccupazione di aver constatato che alcuni soggetti in isolamento uscivano di casa anche per comprare un pacchetto di sigarette. Tutto ciò è inaccettabile e costituisce reato. Ecco perché ringrazio le autorità di pubblica sicurezza e quelle giudiziarie perché hanno mantenuto un filo diretto costante anche con i nostri direttori generali delle aziende sanitarie perché bisogna essere ferrei nel rispettare le regole che riguardano la salute di tutti».

Sulla questione a Lampedusa e sulla visita del ministro Lamorgese ha detto: «Il ministro ha detto che sono stati fatti 1500 test sierologici sull’Isola. Correggo che la Sicilia ne ha fatti seimila sugli immigrati. Sarebbe stato stato più corretto da parte del ministro dire che ciò si è verificato grazie alla collaborazione della Regione. Ci vuole un po’ di rispetto in più anche nei confronti degli operatori sanitari siciliani». Sulla questione della escort di Modica l’assessore si è invece appellato, come ha fatto il sindaco della cittadina iblea, a tutti i cittadini che hanno avuto un contatto ravvicinato con la soggetta positiva affinché contattino le autorità sanitarie e si sottopongano a tampone, tutto ciò per evitare che un solo caso possa provocare un focolaio in una delle province col più basso tasso di casi e di nuovi contagi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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