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Covid, allarme degli anestesisti: «Al Sud tra un mese rianimazioni in sofferenza»

Di Manuela Correra |

Non siamo ancora in una situazione di emergenza, ma per le Terapie intensive è già scattato il «semaforo giallo di allerta». Con il costante aumento dei casi di Covid-19, ormai da 10 settimane consecutive, anche i posti letto in rianimazione si stanno progressivamente occupando ed a preoccupare sono soprattutto le Regioni del Centro-Sud. Se il trend dei casi continuerà a crescere, senza ulteriori misure di contenimento, avvertono gli anestesisti-rianimatori, le terapie intensive nel Meridione entreranno in sofferenza nel giro di meno di un mese.

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«Al momento siamo in una situazione di semaforo giallo di allerta per le Terapie intensive», avverte Flavia Petrini, membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) e presidente della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti). La situazione «è in evoluzione – rileva – e negli ospedali con terapie intensive per pazienti Covid stiamo stimando il progressivo andamento».

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Nei mesi post lockdown, il numero dei posti letto in Terapia intensiva a livello nazionale è stato implementato e, secondo le stime, gli ospedali su tutto il territorio nazionale dovrebbero potenzialmente poter disporre di circa 11.000 posti letto, pari a circa il 115% in più rispetto al passato. Prima della pandemia infatti, sottolinea il presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), Alessandro Vergallo, «i posti in rianimazione disponibili a livello nazionale erano poco più di 5mila, di cui circa 3.200 al Nord e 1.800 al Centro-Sud». Al momento, spiega, «in nessuna Regione si registra ancora una situazione di criticità legata alla disponibilità di posti letto. Per ora stiamo reggendo l’impatto, ma va detto che i pazienti ricoverati presentano lo stesso livello di gravità che abbiamo visto nella prima fase della pandemia».

Tuttavia, «se l’andamento dei casi continuerà con i ritmi ed i numeri attuali, e senza misure ulteriori, stimiamo che in meno di un mese le terapie intensive al Centro-Sud, soprattutto in Lazio, Campania e Sicilia, potranno andare in sofferenza in termini di posti letto disponibili». Dunque, avverte, «siamo molto preoccupati per le Regioni meridionali, dove i posti in intensiva non sono stati implementati dappertutto e dove rileviamo anche una maggiore impreparazione a far fronte ad un eventuale peggioramento della situazione. Questo anche sotto il profilo gestionale degli ospedali a partire dalla garanzia di percorsi nettamente differenziati per pazienti Covid e no-Covid». Quanto alle previsioni sul breve termine, il presidente degli anestesisti-rianimatori ospedalieri non si mostra ottimista: “Quella che stiamo vivendo in questi giorni potrebbe essere l’inizio della seconda ondata della pandemia da Covid-19 piuttosto che l’onda lunga terminale della prima fase pandemica. Questo – afferma – ci preoccupa, perchè presuppone un ulteriore aumento dei contagi. Potremmo essere dinanzi ad una fase di iniziale aumento esponenziale dei casi, e non più – rileva – dinanzi ad un aumento lineare più contenuto».

Insomma, lo scenario è preoccupante e l’assistenza sul territorio, con le cure domiciliari individuate quali possibile soluzione per evitare un nuovo intasamento degli ospedali, secondo Vergallo resta ad oggi ancora un ‘punto interrogativò: «Per evitare una nuova emergenza ospedali, se la situazione dovesse peggiorare, sarebbe necessario garantire l’arrivo nei nosocomi dei soli casi gravi, mentre gli altri pazienti andrebbero appunto trattati a domicilio. Ma ad oggi, nessuno ha ancora specificato quali siano le cure che possono essere fatte al domicilio». Mancano, cioè, «indirizzi terapeutici definiti e chiari per le cure domiciliari. E questo – conclude Vergallo – nonostante se ne parli da mesi». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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