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Coronavirus e incremento dei ricoveri: anche il Cannizzaro diventa Covid Hospital

Di Redazione |

CATANIA – La sanità catanese tiene conto dell’espansione del contagio e nell’ottica di tutelare la salute delle persone e garantire la tenuta del sistema ospedaliero aggiunge un altro importante ospedale a quelli destinati alla cura del virus. L’ospedale Cannizzaro di Catania, infatti, sta per diventare il terzo “Covid hospital” della provincia. La notizia non è ancora ufficiale, ma è certo comunque che il Cannizzaro si sta preparando a diventare centro di riferimento per il Covid 19.

Fino ad oggi in provincia sono stati 2 gli ospedali “Covid”, ovvero l’ospedale San Marco e l’ospedale Garibaldi sia vecchio sia nuovo. Presto anche al Cannizzaro verranno allestiti decine di posti letto nell’Unità di Malattie infettive diretta dal dott. Carmelo Iacobelli. Un segnale evidente di come ci si prepari all’attuale aumento dei contagi, che al momento coinvolge tutti i settori.  I reparti Covid ordinari «cominciano a riempirsi, soprattutto al Sud, e questo è un segnale da non sottovalutare», ha detto ieri Carlo Palermo, segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed. Con i numeri attuali della pandemia da Covid-19 «gli ospedali italiani potranno reggere almeno per 5 mesi ed al momento la situazione è gestibile, ma se dovessimo assistere ad un aumento esponenziale dei casi come sta accadendo in altri Paesi come la Francia allora il sistema ospedaliero avrebbe una tenuta di non oltre 2 mesi», ha aggiunto Palermo.  

Se si passasse dai circa 5mila casi di contagio giornalieri agli oltre 10mila come in Francia, rileva, «si rischia il crollo della prima trincea ospedaliera anti-Covid, perchè gli ospedali non sono pronti a far fronte ad un’epidemia esponenziale». «Già ora – avverte – si iniziano a registrare delle criticità, a partire dal personale sanitario carente e dalle strutture che non sempre garantiscono percorsi differenziati». 

Preoccupa quindi l’aumento degli ospedalizzati ma più in generale preoccupa l’incremento dei contagi. Non per nulla Roberto Cellini, docente ordinario di Economia Politica e direttore del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania, infatti, ha deciso di effettuare questa settimana di lezioni a distanza perché un dipendente è risultato positivo al coronavirus. La nota inviata è eloquente: «A scopo precauzionale, data la positività a Covid-19 di un dipendente, tutte le lezioni dei Corsi di studio del DEI (Dipartimento di Economia e Impresa) di questa settimana, dal 12 al 16 ottobre, si terranno unicamente per via telematica».

Ma non solo. Il direttore, in attesa di ulteriori indicazioni da parte delle autorità sanitarie, ha interdetto l’ingresso del Palazzo delle Scienze a studenti, assegnisti e dottorandi. «Anche la biblioteca – termina la nota – è chiusa al pubblico e tutti gli appuntamenti fissati per i prossimi giorni sono da intendersi annullati».

Un segnale evidente della prudenza che la città opportunamente ritiene di dover adottare per evitare la diffusione di un contagio che in tutta la provincia di Catania, da Randazzo fino a Caltagirone sembra avanzare sempre più. 

Ed anche se le istituzioni predicano calma, fra la gente dilagano gli interrogativi. Uno di questi riguarda i tamponi rapidi che ognuno di noi – pagando – può effettuare nei laboratori privati. In tanti si chiedono se coloro che vengono segnalati positivi vengono opportunamente segnalati all’Usca, ovvero l “Unità speciale di continuità assistenziale” istituita per potenziare il Servizio sanitario nazionale in relazione all’emergenza Covid 19.

Sospetto alimentato da una intervista a noi rilasciata dal dott. Pino Liberti, commissario ad acta presso l’Asp di Catania nell’ambito dell’emergenza Covid-19, cui abbiamo chiesto se un soggetto risultato positivo al tampone rapido, soprattutto se asintomatico per evitare la “stigma sociale” o continuare a lavorare, possa nascondere la positività.  «Sarebbe uno stupido privo di etica, – ci risponde Il dott. Liberti – ma non è impossibile che ciò accada».

Ma non sarebbe stato più logico costringere i laboratori privati a comunicare all’Asp tutte le positività individuate?

«C’è una circolare dell’assessorato regionale che lo prevede. Ma non tutti lo fanno, nonostante tale violazione preveda il ritiro dell’autorizzazione ad effettuare questi test».

Quindi voi siete a conoscenza che molti laboratori non osservano i dettami della circolare?

«Siamo a conoscenza del fatto che non mi arrivano segnalazioni, tant’è vero che ho chiesto all’assessorato di emanare una circolare più chiara e severa che li convinca a comunicare ogni positività all’Asp, tenuta poi ad effettuare il tampone molecolare di conferma ed i provvedimenti di isolamento».

Molti laboratori di analisi però non ci stanno e non accettano il “rimprovero” del dott. Liberti, assicurandoci non solo di avvertire sempre i medici di famiglia, ma di inviare, ogni giorno, via posta elettronica e via pec all’Usca i nominati dei soggetti risultati positivi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA