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Covid, l’Ordine dei medici siciliani: «Con questo ritmo inevitabile lockdown»

Di Antonio Fiasconaro |

Palermo – «Se l’andamento dei contagi continua con questo ritmo, ed è sempre una impresa risalire alla tracciabilità, il secondo lockdown è davvero inevitabile». Questa è la impietosa previsione fatta dalla Federazione degli Ordini dei Medici. Anzi, da più parti ci sono esperti, soprattutto virologi ed infettivologi su tutti, che vedono all’orizzonte, assai vicino la chiusura. «Se i casi continuano inesorabilmente ad aumentare, bisognerà di nuovo rifermarsi. E’ a mio avviso, ma anche condiviso dagli altri rappresentanti degli Ordini, inevitabile – sottolinea con amarezza Salvatore Amato, coordinatore degli Ordini Provinciali dei Medici in Sicilia (nella foto) -. La difficoltà della tracciabilità. Siamo con il culo per terra. Nessuno vuole il lockdown, ma davanti ad un problema di sicurezza, siamo costretti ad arrivarci».

Presidente Salvatore Amato, cosa significherebbe rifermarci di nuovo dopo quello che abbiamo vissuto durante il primo lockdown?

«La drammaticità è l’aspetto sociale. Purtroppo, spero che questa previsione sia errata e possiamo evitare la chiusura, ma noi da bravi cittadini ci siamo dimenticati. Avevamo “cantato vittoria” troppo presto, sembrava che tutto fosse finito. C’erano in tanti che dicevano già che il virus era morto e sepolto, che non bisognava più in maniera rigida rispettare alcune regole fondamentali. Ma non era così. Stiamo combattendo una guerra contro un avversario invisibile e dobbiamo mettere in campo tutte le armi necessarie per combatterlo. La guerra non si è mai fatta a parole, ma con i fatti».

Ma in questi ultimi mesi in cosa abbiamo sbagliato?

«Non siamo scarsi. Noi in Italia e in Sicilia in ambito sanitario siamo bravi nelle emergenze ma, purtroppo non sappiamo programmare. Poi, purtroppo, ci andiamo a scontrare con quanti si vedono in giro non indossare la mascherina o a tenere il distanziamento sociale. Quanti abbiamo visto di recente abbracciarsi e baciarsi senza alcun scrupolo. Vogliamo ancora una volta ribadire che la contagiosità è estremamente elevata. Siamo davanti ad una malattia dove non c’è cura, se non la prevenzione. Si è sbagliato sulla prevenzione. Obiettivamente alcune misure andavano attenzionate ancora prima che ci siamo trovati poi ad affrontare il lockdown».

Cosa vuol dire che bisognava “incidere” il bisturi della prevenzione già nei primi giorni di marzo?

«Si, non ci sono dubbi. Bisognava in maniera propedeutica programmare la prevenzione. Ripeterò all’infinito: è mancata la programmazione. Noi quando affrontiamo le emergenze siamo tutti bravissimi, forse i primi della classe, purtroppo non siamo stati bravi a programmare e a prevenire. Ed ora dobbiamo riparare le falle e rincorrere». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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