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Covid, riapertura scuole: la Azzolina spinge per il 14 dicembre, le Regioni frenano

Di Valentina Roncati |

Il vaccino a studenti e docenti – oltre che agli operatori sanitari e alle persone fragili – deve essere assicurato in via prioritaria: è il primo impegno per l’Esecutivo di una risoluzione di maggioranza a cui il ministro della Sanità Roberto Speranza ha dato alla Camera parere positivo.

Lo stesso ministro oggi, in un’altra occasione, aveva confermato che con l’aumento della disponibilità di dosi di vaccino Covid «si inizieranno a sottoporre a vaccinazione le altre categorie di popolazione, tra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali quali anzitutto gli insegnanti e il personale scolastico». Ed anche per il presidente del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo il vaccino per prof e studenti deve essere una priorità. Più cauto il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, il quale oggi ha spiegato che il vaccino non sarà obbligatorio, «ma certo consigliato. Certe categorie dovranno essere messe in sicurezza, come anziani, forze dell’ordine, ospiti delle Rsa, sanitari. Gli studenti? E’ una riflessione che si sta facendo in Parlamento». 

Intanto, mentre le linee guida della Commissione Ue per ridurre i rischi di trasmissione nel periodo delle festività invitano, tra l’altro, a «valutare di allungare le vacanze scolastiche» o proseguire con la Dad, rimane ancora in bilico la decisione che riguarda due milioni e mezzo di studenti delle scuole superiori italiane: riportarli in classe prima di Natale, il 14 dicembre, per una settimana, come vorrebbero la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e il premier Conte o aspettare la fine delle vacanze natalizie per loro rientro, come spingono a fare la gran parte delle Regioni? Oggi alle voci di quanti vorrebbero la riapertura a dicembre, si è unita quella del ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

«Con i contagi che calano, abbiamo il dovere di pianificare una ripartenza partendo proprio dalla riapertura delle scuole. Dobbiamo permettere agli studenti di tornare in classe, sempre in condizioni di massima sicurezza», ha detto. Anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha sostenuto che «compatibilmente con l’evoluzione del quadro epidemiologico è obiettivo del governo riportare in presenza le scuole superiore», ma non ha specificato quando questo avverrà. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, intervenuta al convegno annuale dell’Associazione nazionale presidi, li ha invitati a «lottare insieme a me per tenere le scuole aperte il più possibile» ed ha detto che Anita – la 12enne di Torino che da giorni manifesta davanti al suo istituto perchè sia riaperto – «ha ragione, dovrebbe stare a scuola, avrebbe tutto il diritto di farlo, anche le disposizioni del Dpcm lo prevedono». La ministra ha aggiunto che «tenere le scuole aperte nelle zone rosse non è stato facile: il problema è culturale e affinché il processo cambi ci vuole tempo». Sull’opportunità della riapertura degli istituti anche il presidente del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, che pure ha ricordato come la scuola non sia a rischio zero.

«Il Cts – ha detto Miozzo alla Camera – si è espresso unitariamente sulla necessità di far tornare i ragazzi in presenza. La convinzione è che ci sia un danno nel tenere lontano i ragazzi dalla scuola soprattutto sulla sfera psicologica, con il rischio di avere una generazione di ragazzi fragili».

Puntano ad una riapertura dopo l’Epifania la gran parte dei governatori, da Toti e Fedriga ad Acquaroli. Perplessi per un rientro a scuola delle superiori prima di Natale anche la Cisl Scuola e la Uil Scuola mentre la Flc Cgil di Francesco Sinopoli ha scritto ai ministri Azzolina e Speranza elencando gli interventi necessari alla riapertura in presenza. Anche i presidi di Anp chiedono una serie di misure per far ripartire la didattica in sicurezza: non ci stanno ad «aprire per poi richiudere per la terza ondata che certamente ci sarà», ha detto il presidente Antonello Giannelli. Intanto, in base ad una analisi elaborata da Wired, emerge che fino al 31 ottobre sono stati quasi 65 mila i casi di covid 19 tra i banchi. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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