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Palermo forse, Catania per ora no: ma tutta la Sicilia potrebbe diventare rossa

Di Redazione |

CATANIA – Fra assembramenti e focolai grandi e piccoli continua a correre il virus in Sicilia, ieri con quasi 2.000 nuovi positivi al secondo posto in Italia tra le regioni con il maggior numero di casi, dietro la Lombardia. Il Governatore Musumeci non nasconde la sua preoccupazione e sa che forse l’arancione non basta più: «Abbiamo già istituito dieci zone rosse in Sicilia – ricorda – ma non escludiamo di poterne dichiarare altre, d’accordo con i sindaci e con i dipartimenti prevenzione».

L’allarme arriva essenzialmente dalle tre città metropolitane di Palermo (dove il sindaco Leoluca Orlando ha definito «non più rinviabile» la zona rossa), Catania e Messina. Quest’ultima città è già in lockdown, ma il sindaco Cateno De Luca, che aveva annunciato ulteriori restrizioni dopo l’ordinanza di Musumeci, è stato costretto a fare marcia indietro a causa delle numerose proteste sfociate anche in minacce rivolte a lui e alla sua famiglia. Ambienti vicini a De Luca hanno fatto sapere che il sindaco sta «riflettendo», non escludendo perfino l’ipotesi delle dimissioni.

Catania resta sempre la città con il maggior numero di casi di Covid: ieri 557, oltre cento in più di Palermo, ma il sindaco Pogliese per ora attende l’evolversi della situazione e non ritiene ancora la città metropolitana da zona rossa perché sugli ospedali non ci sarebbe la stessa pressione che c’è al momento a Palermo. 

Musumeci collega la nuova impennata di contagi nell’isola con i comportamenti «indisciplinati» di molte persone durante le feste, ma sottolinea anche un dato incoraggiante: «La comunità siciliana sta reagendo bene alla campagna di vaccinazione: siamo una delle prime regioni in Italia. Siamo intorno all’80%, abbiamo dovuto mettere da parte la quota per il richiamo e nel frattempo sono arrivate 50mila nuove dosi che pensiamo di poter utilizzare entro questo fine settimana».

Ma è ancora troppo presto per parlare di immunità, il vaccino in prospettiva è l’arma che abbiamo per poter pensare di riassaporare un po’ di libertà, ma adesso l’unica via per frenare la pandemia sono le restrizioni. E la Regione sta temporeggiando sull’istituzione delle zone rosse nelle grandi città perché oggi tutta l’Isola potrebbe diventare zona rossa (anche se l’indice Rt è da zona arancione), così come Lombardia ed Emilia Romagna.

Se invece l’Isola dovesse restare arancione, sarà la Regione a prendere la decisione sulle tre città metropolitane.

Resteranno invece in campo anche per le prossime settimane le limitazioni fissate dall’ultimo Dpcm in scadenza il 15 gennaio. Un nuovo decreto ha intanto confermare il divieto di spostamento tra regioni, strettamente legato alla proroga dello stato di emergenza, che resterà tale almeno fino al 30 aprile (il Cts aveva chiesto di mantenerlo fino al 31 luglio).

Spuntano però anche opzioni di “alleggerimento” che, visti i dati, sembrano comunque ancora lontane dall’essere applicate: il Governo ha intenzione di prevedere anche una quarta area, bianca, solo con incidenza sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti e Rt sotto a 1, fermo restando le misure delle mascherine e del distanziamento.

L’arancione potrebbe essere invece assegnato a Lazio, Friuli Venezia-Giulia, Liguria, Puglia, Umbria, Marche, Piemonte, Trentino Alto Adige. In questa fascia al momento ci sono già Calabria, Veneto, Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna. Toscana, Sardegna e Molise potrebbero rimanere in zona gialla.

A chiarire il quadro sarà il report della cabina di monitoraggio, di cui si avrà una bozza già nelle prossime ore. Le ordinanze del ministro della Salute, Roberto Speranza, entreranno in vigore però solo domenica 17 gennaio mentre per sabato 16 l’ipotesi prevalente è che resti valida l’attuale colorazione.

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