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Musumeci candida la Sicilia alla produzione di vaccini: c’è già un bioreattore pronto

Di Mario Barresi |

PALERMO – La Sicilia si candida alla produzione “pubblica” dei vaccini: c’è la disponibilità ufficiale di un sito produttivo già pronto. La proposta è di Nello Musumeci, in una lettera in cui esprime al ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, «un sincero apprezzamento per l’impulso offerto all’industria farmaceutica per la produzione, nel territorio nazionale, di vaccini contro il Covid-19».

Il ministro leghista si muove da settimane su questa strategia. E, dopo aver incontrato i rappresentanti delle aziende farmaceutiche ha assicurato al commissario europeo Thierry Breton la «disponibilità delle aziende italiane a essere attivamente inserite nel ciclo di produzione dei vaccini già approvati da Ema e Aifa». Ma Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec, ha ammesso che il principale deficit del sistema produttivo italiano è proprio l’assenza di bioreattori.

Ed è questo l’asso nella manica della Regione. Il governatore conferma a Giorgetti «la disponibilità, a Palermo, di una struttura universitaria, dotata di camera bianca e bioreattore, che potrebbe essere posta immediatamente a disposizione del sistema produttivo». E dettaglia che «la camera bianca ha dimensioni adeguate per garantire un ampio fabbisogno produttivo» o e che «trattandosi di un bioreattore non ancora attivato potrebbe essere posto in funzione in tempi correnti e compatibili con le esigenze dell’epidemia».

Musumeci mette le carte in tavola. Con un progetto firmato dai responsabili della partnership scientifico-produttiva pronta a raccogliere la sfida: l’Advanced technologies network center dell’Università di Palermo e l’azienda Abiel, spin off accademico. Gennara Cavallaro (direttore dell’Aten) e Giulio Ghersi (Ceo di Abiel) garantiscono innanzitutto una «disponibilità strumentale», con una camera bianca «con certificazione di livello C di circa 100 mq» contenente una strumentazione completa: shaker termostato, centrifughe (da banco e industriale refrigerata), sistemi di omogeneizzazione ad alta pressione e di «filtrazione tangenziale», camera di stoccaggio, liofilizzatore. Ma il valore aggiunto del sito di Palermo è la presenza di ben due bioreattori, uno da 20 e un altro da 200 litri.

«In particolare, il processo di produzione messo in atto secondo una procedura di “fed-batch” – illustrano Cavallaro e Ghersi – ha portato a sapere generare in bioreattore una biomassa di 5-6 volte superiore rispetto a una produzione in “bach” con costi di produzione inferiori al 20%». Inoltre, «questa metodologia di crescita permette di ottenere, in termini di biomassa prodotta, un incremento di 5-6 volte», poiché «con un fermentatore di 200 litri si produce lo stesso quantitativo ottenuto con uno di 1.000-1.200 litri». Un’eccellenza siciliana che garantisce gli elementi di «competenza scientifica ed efficienza produttiva», in materia di «sintesi, estrazione, purificazione, stoccaggio e liofilizzazione (se necessaria) di biomolecole ottenute come biomassa di sintesi in bioreattore».

Dal Mise c’è «attenzione e interesse». E il governo regionale, tramite l’assessore Ruggero Razza, ha avuto già un contatto con Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria e ad di Janssen, farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson. La multinazione americana potrebbe anche essere della partita. Che la Sicilia, stavolta, vuole giocarsi fino in fondo.

«E’ vero, è vero – ha detto questa mattina il presidente della Regione Nello Musumeci a margine della inaugurazione del cantiere del polo dell’emergenza del policlnico di Palermo confermando l’indiscrezioni pubblicata oggi su La Sicilia –  nel senso che è una nostra manifestazione di volontà, persino ardita, speriamo di avere un riscontro da parte del governo nazionale. Presto andrò a Roma». 

Twitter: @MarioBarresi

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