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Covid, l’Italia torna a tingersi di rosso: solo la Sicilia in giallo ma non per Pasqua

Di Redazione |

Roma – La corsa del Covid non si arresta e l’Italia diventa rossa con le eccezioni di Sicilia (gialla) e Sardegna (bianca): da lunedì la maggior parte delle Regioni, potrebbero essere 16, sarà di fatto in lockdown, con le scuole di ogni ordine e grado in didattica a distanza, bar, ristoranti e negozi chiusi, possibilità di uscire da casa solo per comprovate esigenze lavorative, motivi di salute o situazioni di necessità, nessuna possibilità di andare a trovare parenti e amici una volta al giorno. A certificare il nuovo peggioramento della situazione in tutto il paese sono i dati del monitoraggio settimanale e il Consiglio dei ministri, convocato nelle prossime ore, darà il via libera alle nuove misure per l’ulteriore stretta, necessaria alla luce della crescita dei contagi dovuta alle varianti diffuse ormai in tutto il paese e responsabili di oltre la metà dei nuovi casi accertati. E secondo le intenzioni del governo, come emerge dalla riunione con Regioni ed Enti Locali, il Paese sarà tutto rosso dal 3 al 5 aprile, compresi quindi i giorni di Pasqua e Pasquetta.

I dati ufficiali arriveranno solo dopo la riunione della cabina di regia e la validazione da parte del Comitato tecnico scientifico, ma la tendenza è già chiarissima tanto che diversi presidenti di Regione hanno annunciato loro stessi il passaggio in zona rossa.

Prima però della firma del ministro della Salute Roberto Speranza sulle ordinanze che delineeranno la nuova mappa dei colori dell’Italia a partire da lunedì, il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, lo stesso Speranza e il Cts incontreranno le Regioni assieme ai rappresentanti di Comuni e Province: una riunione informale che servirà all’esecutivo per illustrare le misure che dovrebbero essere approvate dal Cdm con un decreto legge, anche se in un primo momento si era ipotizzato un disegno di legge. La velocità con cui corre il virus ha obbligato però il governo a scegliere una strada più veloce. Nel provvedimento entrerà il criterio in base al quale con un’incidenza settimanale di 250 casi ogni 100mila abitanti si entra automaticamente in zona rossa – bocciato a gennaio dai governatori ma sul quale c’è una sostanziale condivisione in tutto il governo – e la stretta per Pasqua come già è stato fatto a Natale, dunque tutta Italia in rosso dal venerdì santo al giorno di Pasquetta. Discussione ancora aperta invece sulla possibilità di abbassare la soglia dell’Rt con il quale si entra in zona arancione (ora è all’1) e sul coprifuoco anticipato.

Quel che è già abbastanza chiaro a tutti, in ogni caso, è che i dati del monitoraggio combinati con le nuove misure proietteranno gran parte dell’Italia in zona rossa. Speranza dovrebbe firmare le ordinanze dopo l’entrata in vigore del nuovo decreto legge e le misure scatteranno da lunedì: in zona rossa si andrà dunque con un Rt superiore a 1,25 nel valore inferiore o con un’incidenza di 250 casi ogni 100mila abitanti.

Significa che a Basilicata, Campania e Molise, già rosse da una settimana, si aggiungeranno quasi sicuramente Piemonte (Rt a 1,41), Lombardia (Rt a 1,3), Emilia Romagna (incidenza oltre 400) , Friuli Venezia Giulia (Rt a 1,3) e Marche (incidenza sopra 250) e, con ogni probabilità, Veneto, che ha un Rt sopra 1,25 e uno scenario in netto peggioramento, provincia di Trento e Bolzano, che hanno un’incidenza sopra i 300 casi, Abruzzo e Toscana, Liguria, Puglia e Valle d’Aosta. Il Lazio è al limite tra l’arancione e il rosso, Mentre Umbria e Calabria dovrebbero rimanere in arancione. In queste ultime due regioni rimarranno aperti gli esercizi commerciali mentre si potrà prendere il caffè al bar e mangiare a pranzo al ristorante solo in Sicilia e in Sardegna: la prima è l’unica regione che rimarrà in zona gialla, anche se da oggi in 5 comuni scatta la zona rossa per l’aumento dei contagi, mentre la Sardegna per la seconda settimana consecutiva sarà in zona bianca, quella in cui sono previste la possibilità di aprire tutte le attività. Alle misure nazionali si affiancheranno poi quelle locali e saranno i presidenti di regione a dover adottare – come già fatto per la chiusura delle scuole – le ordinanze quando province o comuni superano la soglia di 250 casi ogni 100mila abitanti. In molti hanno comunque anticipato le indicazioni del governo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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