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Covid: arriva anche a Catania la cura con gli anticorpi monoclonali

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – Sono arrivate a Catania le prime dosi dell’anticorpo monoclonale della Eli Lilly. Si tratta di una partita di una cinquantina di sacche che verranno somministrate per infusione nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale S. Marco diretto dal primario Arturo Montineri. A darne notizia è stato il professore Filippo Drago, ordinario di Farmacologia all’Università di Catania e responsabile della farmacologia del Policlinico.

Gli anticorpi, che in passato avrebbero permesso di guarire in pochi giorni anche l’ex presidente americano Donald Trump, verranno presto somministrati a persone che al momento si trovano a casa, in isolamento, con sintomi ancora lievi ma che secondo i medici di famiglia o i medici delle Usca, presentano fattori di rischio e hanno serie probabilità di sviluppare una malattia polmonare medio grave. Il professore Drago ha aggiunto che a giorni arriverà un’altra partita di monoclonali della Roche.

Gli anticorpi monoclonali sono ritenuti una delle più promettenti armi contro il Covid-19. Come il plasma, sono anticorpi “esogenii” ovvero sostituiscono quelli prodotti dall’individuo stesso in seguito all’esposizione al virus o al vaccino. Diversamente dal plasma, però , consentono di industrializzare il processo produttivo.

In merito all’efficacia, nel caso del bamlanivimab ed etesevimab di Eli Lilly, il trattamento riduce il rischio di ospedalizzazione e morte per Covid-19 del 70% in pazienti ad alto rischio, come hanno dimostrato i risultati della sperimentazione di Fase 3 presentati dall’azienda lo scorso 26 gennaio.

Il farmacologo Drago ha spiegato che un altro obiettivo è quello di autorizzare «l’utilizzo del Baricitinib per uso comune e non soltanto in regime off label».

Intanto l’ivermectina, l’antiparassitario in uso a Catania, continua a dimostrare la sua efficacia. Nel reparto di Malattie infettive del Garibaldi Nesima, diretto dal prof. Bruno Cacopardo, su 24 casi finora trattati, 22 sono guariti e due sono ancora sotto valutazione. Anche l’Ivermectina è autorizzato solo per uso compassionevole e non c’è la possibilità di aumentare i pazienti trattati. 

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