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Vaccini, esperti sconsigliano AstraZeneca e J&J per i giovani: «Meglio usare altro»

Di Redazione |

Roma – I giovani danno lo sprint alla campagna vaccinale, ma gli esperti frenano sugli Open Day, in particolare quelli con le inoculazioni di Astrazeneca, che porterebbero ad un rischio di trombosi «più alto del Covid-19». L’attenzione sull’uso di questa tipologia di vaccino è particolarmente alta soprattutto dopo il caso della 18enne di Sestri Levante (Genova), attualmente molto grave e ricoverata nella rianimazione del policlinico San Martino di Genova a causa di una trombosi al seno cavernoso dopo che si era vaccinata il 25 maggio partecipando all’open day con Astrazeneca. La ragazza era stata sottoposta a un intervento di neuroradiologia per rimuovere meccanicamente il trombo e successivamente era intervenuta l’equipe neurochirurgica per un intervento volto a allentare la pressione intracranica derivante dall’emorragia.

“Sono felicissima degli open day per vaccinare i giovani, quello che non mi spiego è perché non utilizzare Pfizer rispetto ad Astrazeneca, sembra quasi che lo si utilizzi perché si vogliono finire le dosi che si hanno. I dati sono incontrovertibili, nella fascia di popolazione giovane forse il gioco non vale la candela”. Lo sottolinea Valeria Poli, presidente della Società italiana di biofisica e biologia molecolare e tra i firmatari della lettera inviata dall’associazione Luca Coscioni al Governo e al commissario Figliuolo contro la somministrazione dei vaccini Astrazeneca e J&aJ ai giovani, intervenuta alla trasmissione ‘L’Italia s’è destà su Radio Cusano Campus.

“I vaccini Astrazeneca e J&J sono efficaci nel proteggere dalla malattia grave, però hanno la caratteristica, che non condividono con i vaccini a mrna, di poter causare eventi rari molto grave – afferma Poli -. Su Astrazeneca abbiamo più dati, dall’ultimo report britannico emerge che ci sono stati all’incirca 2 casi di trombosi su 100 mila tra i 20 e 49 anni e molti meno casi per gli over 50. L’Aifa consiglia la somministrazione di questi vaccini sopra i 60 anni. In un momento in cui il virus circola così poco non ha senso sottoporre a questo rischio i giovani, che rischiano pochissimo dalla Covid”, rimarca la scienziata. “La paura si crea quando non ci sono informazioni chiare. Io penso che dire ‘teniamo Astrazeneca per gli over 60 perché lì il rischio-beneficio è assolutamente a favore del beneficiò non avrebbe creato così tanta esitanza vaccinale su Astrazeneca. I vaccini non sono tutti uguali, si tratta di conoscerli per poterli usare nel modo corretto – aggiunge – Alcuni scienziati forse si stanno discostando dalla pura analisi dei dati per andare incontro a delle esigenze politiche, come quella di non creare esitanza vaccinale o di non volersi contraddire. Gli scienziati si devono esporre e parlare alla gente”.

“Il rischio del vaccino anti-Covid di AstraZeneca per le donne sotto i 50 anni è infinitesimale e lo resta anche adesso. Tuttavia, da un punto di vista prettamente operativo e pragmatico, se si vuole un successo della vaccinazione fra i giovani usiamo un prodotto diverso, adesso che i vaccini ci sono in quantità adeguate. Così nessuno parla più”. E’ la riflessione di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute. “La vaccinazione dei giovani – sottolinea all’Adnkronos Salute – è importante per spezzare la circolazione del virus, specie con la ripresa delle attività e delle scuole a settembre. Ma facciamola con altri vaccini e non con AstraZeneca, se ne abbiamo a sufficienza, come pare”.

Clementi riflette sugli “AstraDay” rivolti ai giovani, che sono finiti al centro di alcune critiche anche da esperti. “Si potevano evitare – ammette – Anche perché, mentre l’Agenzia europea del farmaco Ema ha aperto a tutte le età per i vaccini a vettore adenovirale, l’italiana Aifa è stata leggermente più stringente, più prudente, e ha suggerito un uso preferenziale sopra i 60 anni. La raccomandazione un debolissimo razionale ce l’ha”. L’Ema ha anche messo a disposizione uno schema che mostra come il rapporto rischi-benefici del vaccino AstraZeneca sia più alto con il crescere dell’età. I giovani “sono consapevoli che non ammalano o si ammalano con sintomi lievi. Se fanno il vaccino, lo fanno per difendere i propri familiari fragili o anziani – riflette l’esperto -. Incrementare la loro adesione può essere positivo, cerchiamo di favorirla. Possiamo riuscirci anche se, a fronte della vaccinazione, diamo maggiori libertà. Penso ad esempio alle tanto discusse discoteche: io non vedrei male che un vaccinato possa andare in discoteca a luglio, soprattutto se all’aperto”.

“Sul vaccino AstraZeneca serve una posizione chiara e definitiva di Aifa. Basta il balletto delle comunicazioni e delle raccomandazioni che hanno cambiato le fasce d’età per questo vaccino, con errori enormi di comunicazione dell’Agenzia del farmaco e del ministero della Salute. Non ha fatto bene a questo vaccino anti-Covid che i dati inglesi ci hanno sempre detto che funziona benissimo. Ora però, visto anche l’impatto di questi errori sull’opinione pubblica italiana, si decica da domani se il vaccino AstraZeneca non si deve più usare e ci si attrezzi per fare solo vaccini a mRna”. Lo evidenzia all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. “La strategia vaccinale punti su Pfizer, Moderna e poi su CureVac. Ma deve essere una scelta politica – precisa – L’opione pubblica è inferocita sul vaccino AstraZeneca, le istituzioni non possono lasciare da soli i medici e le Regioni a difenderli”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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