Pietro Grasso: «Ma Brusca non è Riina, c'è stato un ravvedimento»
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«Anch’io posso ritenermi una vittima di Giovanni Brusca, perché ha progettato un attentato contro di me e voleva rapire mio figlio; ma pure perché tra le centinaia di persone che ha ucciso o di cui ha ordinato la morte c'erano alcuni miei amici». Lo afferma l’ex presidente del Senato, prima ancora giudice a latere del maxi-processo alla mafia e poi procuratore di Palermo, Pietro Grasso, in un’intervista al Corriere della Sera in cui però aggiunge che «è pure vero che queste cose le sappiamo grazie a lui, alla sua collaborazione e confessione. Le ha dette anche a me, durante decine di interrogatori». Quando ha avuto a che fare con Brusca «avevo l'obiettivo di cercare la verità. Non mi sono preoccupato di ottenerne le scuse o richieste di perdono, la legge per "ravvedimento intende altro», continua Grasso. E aggiunge: «Lui ha deciso di collaborare con la giustizia, rompendo ogni legame con Cosa nostra, rendendo dichiarazioni che hanno trovato riscontri e conferme».