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Roma boccia il piano ospedaliero siciliano

Roma boccia il piano ospedaliero siciliano Gucciardi: «Andremo avanti coi concorsi»

E precisa di aver rispettato i parametri della legge Balduzzi

Di Redazione |

PALERMO – Il ministero della Salute ha “stoppato” la nuova rete ospedaliera “disegnata” dall’ex assessore regionale, Lucia Borsellino, mettendo in crisi non solo l’attuale assessore Baldo Gucciardi, ma soprattutto l’intero sistema dei posti letto nella Sanità in Sicilia che dovrà presto essere ridisegnato. Non solo, da più fronti si parla di un ennesimo “flop” del governo Crocetta, ma emerge pure un avvertimento da parte di alcune sigle sindacali di categoria che, a suo tempo, non era stato recepito dall’assessore Borsellino e dal suo staff, lo scorso 23 gennaio, quando era stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la rimodulazione dei nuovi posti letto nell’Isola. Mappa che aveva sollevato non pochi dubbi e allo stesso tempo tante perplessità.   Ed ora bisogna immediatamente ricucire. L’assessore Gucciardi, che ieri si trovava a Roma, dove ha tra l’altro incontrato la ministra Beatrice Lorenzin, getta acqua sul fuoco: «Siamo pronti a replicare e rispondere a tutte le osservazioni che sono state sollevate. Il percorso va avanti, noi non ci fermeremo. Quello che mi stressa – aggiunge – è il fatto che l’atto istruttorio firmato dal direttore generale del ministero non doveva essere reso pubblico. Eppoi, grazie ai miei due recenti decreti, del 31 luglio e del 5 agosto, mi sono attenuto alla legge Balduzzi, rispondendo apriori alle osservazioni che adesso ci contestano».   C’è da sottolineare un fatto: i rilievi sollevati dal direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute, Renato Botti, ed inviati ai dirigenti dell’assessorato alla Salute, sono chiari: «Il decreto Borsellino (firmato il 14 gennaio 2015 e pubblicato sulla Gurs il 23 gennaio, 72 fittissime pagine, ndr) prevede alcuni elementi di novità che tuttavia non appaiono risolutivi delle criticità evidenziate». Ed ancora si legge: «Nel decreto si prevede il permanere dell’eccessiva frammentazione dell’offerta ospedaliera.   Tale criticità comporta, tra l’altro, la difficoltà di individuare reti per le patologie complesse tempo-dipendenti che rispondano ai requisiti di efficacia ed efficienza». Insomma, Roma “boccia” la mancata chiusura dei piccoli ospedali. Quindi, andavano chiusi e trasformati in strutture territoriali, i Pte (Presidi territoriali di emergenza) o Pta (Presidi territoriali di assistenza), i nosocomi di Ribera (nella foto sopra il titolo), Mazzarino, Giarre, Leonforte, Barcellona, Scicli e Salemi.

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